di Davide Foti
Roma di notte, basterebbe questo per incantare lo spettatore. Ma oltre alle bellezze antiche e archeologiche, vi è un rapinatore, in sella a uno scooter e un giubbotto di pelle scura, che deruba banche e gioiellerie, scappando ad alta velocità tra le vie della città eterna; ha fatto 33 rapine in 3 mesi, ma di questo ladro non si ha nessuna traccia. Il caso è stato affidato a un commissario romano ma che non riesce a trovare una soluzione, così si affida ad un amico francese, famoso per aver risolto decide di casi impossibili, o quasi; non è ancora riuscito a trovare l’uomo che ha ucciso la figlia tredicenne.
Valeria Golino è una figura impassibile e impermeabile, non ha una storia e tantomeno un volto. Cammina con passo lento, si ferma davanti ad una finestra illuminata, gioca di sguardi ma non si lascia guardare, nessuno riesce a scavare dentro di lei. Oltre alla già citata Valeria Golino nei panni di una motociclista rapinatrice, vi sono Jean-Hugues Anglade (il francese), Ivano De Matteo (il commissario) e un giovane Matteo Olivetti (meccanico).
Presentato al Taormina Film Festival, è totalmente un film di genere dai dialoghi ridotti al minimo indispensabile. All’opera prima di Michela Cescon, si notano molti rimandi al polar francese, soprattutto nell’utilizzo della luce in relazione allo spazio urbano, dai silenzi che coprono molte parti del film, da una città che quasi parla solo attraverso i rumori del traffico. Suddivide il film in capitoli: il segreto; il piacere; l’intuizione; l’incontro; l’accordo; il regalo.
A prevalere non è l’azione ma l’atmosfera; si vede solo un inseguimento, ma le rapine e gli omicidi sono mostrati solo attraverso delle immagini statiche. Gli occhi sono determinanti: dalla soggettiva fino al dettaglio dei due grandi occhi blu di una intensa Valeria Golino. Il film non è mai esplicito, ma al contrario si perde dietro ad immagini o semplicemente delle luci. La storia è solo accennata, quasi tutto è lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Un ottimo esordio per un’attrice come Michela Cescon che già non passava inosservata grazie alle sue interpretazioni nel cinema e nel teatro: esordisce giovanissima in teatro nel 1995 come protagonista per Luca Ronconi nel “Ruy Blas” di Victor Hugo, e al cinema nel 2004 per Matteo Garrone con “Primo amore”. Nel 2009 fonda la Zachar Produzioni Srl e produce la trilogia di Tom Stoppard “The Coast of Utopia”, con 68 artisti impegnati e 9 ore di messa in scena, per la regia di Marco Tullio Giordana.
Credits: PUNTOeVIRGOLA Ufficio Stampa