di Silvia Celesti
Presentato Fuori Concorso alla Biennale Cinema di Venezia (leggi di più qui), Ariaferma è il nuovo film di Leonardo Di Costanzo (Ischia 1958), celebre documentarista che torna al Festival del Cinema dopo nove anni dalla partecipazione del suo primo lungometraggio L’intervallo nella sezione Orizzonti.
Ci troviamo nel carcere di Mortana, in un luogo desolato e imprecisato d’Italia. Il penitenziario è in dismissione, agenti e detenuti sono pronti ad essere trasferiti; solo all’ultimo momento la direttrice comunica che, a causa di un’ispezione ministeriale, alcuni reparti del carcere di Albegna, uno dei luoghi preposti al trasferimento, sono stati chiusi, motivo per il quale dodici detenuti, a cui se ne aggiungerà uno in seguito, dovranno rimanere in via temporanea a Mortana, con loro solo una quindicina di agenti. Saranno sospesi ogni tipo di attività, le visite dei parenti e la cucina che verrà sostituita da un servizio di catering esterno al carcere. I detenuti vengono radunati nella Rotonda per poter essere tenuti sotto controllo, sotto il comando dell’ispettore Gargiulo (Toni Servillo), il resto del penitenziario va in disuso. Si opera una riorganizzazione interna che deve durare “poco”. E sarà proprio quel poco, unità di misura indefinita e protratta, che scandirà la vita e i ritmi delle giornate nel carcere. Tutto è provvisorio, tutto è sospeso, tutto è fuori dall’ordinario. Quello che serve è traghettarsi oltre quel poco.
Le prime resistenze dei detenuti si verificano per il cibo; in seguito a uno sciopero della fame l’ispettore Gargiulo acconsentirà alla proposta del detenuto Lagioia (Silvio Orlando) di riaprire la cucina e fargli preparare il vitto sotto la sua supervisione. Uno strappo alla regola, una decisione presa all’insegna della straordinarietà della situazione e che inizierà a sciogliere gradatamente ruoli e confini.
La vicenda narra questo altalenarsi di relazioni e tensioni tra agenti e detenuti che condividono uno spazio che sembra diventare sempre più intimo. La questione diventa più spinosa man mano che i giorni passano: come mantenere una situazione d’ordine e distacco condividendo una quotidianità così stretta? Ci saranno momenti in cui Gargiulo e Lagioia si ritroveranno complici, altri in cui condivideranno qualche confidenza per quell’inevitabile lasso di tempo che li sorprenderà e stranierà. E così remano entrambi dalla stessa parte, agenti e detenuti, in un’insolita convivenza. L’equilibrio di Mortana è sempre più fragile, le regole sempre più labili, ma fino a che punto arriverà la loro vicinanza?
L’atmosfera pesante viene accentuata da una fotografia scura e da un montaggio che affianca immagini di luoghi severi e solitari e di una natura imponente, aspra e desolata (il film è stato girato in Sardegna) agli interni del carcere, altrettanto desolanti. La trama presenta il susseguirsi di episodi e vicende che si sviluppano all’interno del carcere, senza però mai raggiungere una risoluzione di quella condizione di tensione a cui si assiste fin dall’inizio.