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Il bambino nascosto

di Silvia Celesti

È uscito il tre novembre un altro film da vedere di questa felice stagione del cinema italiano, stiamo parlando di Il bambino nascosto di Roberto Andò.

La sceneggiatura viene dal suo stesso romanzo, edito per La nave di Teseo nel 2020.

La storia è quella di Gabriele Santoro (Silvio Orlando), docente di pianoforte al Conservatorio di S.Pietro a Majella e di Ciro (l’esordiente Giuseppe Pirozzi), bimbo di dieci anni che abita nello stesso palazzo, al piano di sopra. Il maestro, come lo chiamano gli abitanti del suo quartiere, è un uomo estremamente acculturato, ogni mattina si rade la barba recitando una poesia; durante questa consuetudine succede che un giorno suoni il postino per consegnare un pacco; Santoro apre la porta e, intanto che il postino sale, corre in bagno per ripulirsi il viso; è in questo momento che il piccolo Ciro entra nell’appartamento e si nasconde.
La giornata scorre, sarà solo in serata, mentre il maestro è intento ai fornelli, che Ciro irromperà in cucina, squarciando l’ostinata solitudine del maestro.
“Mi devi aiutare, mi devi nascondere!” Il bimbo non svela però il motivo preciso della sua fuga e perché vuole che il maestro lo aiuti ospitandolo in incognito. Santoro capisce immediatamente il pericolo; si saprà infatti che Ciro, figlio di camorristi, deve sfuggire alla propria famiglia. Santoro decide di aiutarlo ed è così che inizia una convivenza molto forzata.

Il maestro e Ciro rappresentano due vite all’opposto, segnate l’una dalla cultura e dall’amore per la musica e la poesia e l’altra dalla violenza. Entrambi scappano dalle loro famiglie, Santoro già da diversi anni si era trasferito nel quartiere di Forcella, a Napoli, rifiutando le sue radici borghesi, Ciro fugge perché la sua vita è in pericolo.

Sono due “analfabeti affettivi”, come li definisce Silvio Orlando, alle prese con le sofferenze delle proprie vite che si incontrano, scontrano e che riusciranno a regalarsi reciprocamente affetto e complicità. Santoro mette a repentaglio la sua stessa sicurezza per proteggere Ciro e troverà in lui qualcuno in grado di risvegliarlo da quel torpore di solitudine e disincanto nel quale si era calato.

La musica è il trait d’union delle vicende di questa storia, sempre presente come forza in grado di accompagnare e avvicinare i protagonisti, passando dalle melodie di Schubert alle canzoni rap.

Questo film parla anche di Napoli, di una città sotterranea e parallela che si vede e si nega, della sua violenza, così come della sua dolcezza e malinconia.

Silvio Orlando ha dichiarato “Questo era il film che aspettavo da sempre”. Il ruolo dell’insegnante, da lui già interpretato, gli sta particolarmente a cuore e non c’è bisogno di ascoltare questa dichiarazione per capire che questo personaggio gli dev’essere parso da subito nelle sue corde. La sua interpretazione è infatti molto sentita, composta e intensa. È un film che parla di rinascite, del potere salvifico dei rapporti. Quella di Santoro e Ciro diventerà quasi una relazione padre-figlio dove entrambi riusciranno ad aiutare l’altro. La storia è avvincente, l’evoluzione dei due personaggi coinvolge lo spettatore fino alla fine. Il ritmo della narrazione è ben dosato dall’accurata regia di Roberto Andò che, come abbiamo detto, è firma anche dell’omonimo romanzo.

Il film è stato presentato alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (leggi di più), nella Selezione Ufficiale Fuori Concorso come film di chiusura.

 

Credits: @01 Distribution

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