News
Marco Giallini (Marzo 6, 2025 12:02 am)
A Real Pain (Marzo 5, 2025 11:19 pm)
FolleMente (Febbraio 25, 2025 9:48 pm)
Paul Newman (Febbraio 19, 2025 9:54 am)
The Brutalist (Febbraio 10, 2025 9:44 am)
Isabella Rossellini (Febbraio 5, 2025 8:20 am)
ACAB – La serie (Febbraio 3, 2025 11:45 pm)
A Complete Unknown (Gennaio 26, 2025 9:36 am)

Don’t look up

di Francesca Bianchessi

Ricordate quel gioco da bambini? Quello in cui ci veniva chiesto: “Tra Tal de’ Tali e Tizio Caio, chi butteresti giù dalla torre?”? Ecco, per questo film potremmo parafrasarlo così: “Chi è che non vorreste mai nella stanza dei bottoni?”.
Don’t look up è un film divertente e, per molti versi, agghiacciante e proprio per questa sua irriverenza arriva a descrivere una vita vera pericolosamente vicina al reale.

Se avete visto il trailer non vi stupirà la trama: viene scoperto dalla dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) e Dr. Randall Mindy (Leonardo Di Caprio) una nuova cometa. Presto si scopre che la cometa impatterà sulla terra, portando il pianeta alla distruzione totale e i due dovranno diffondere la notizia in modo che vengano prese le dovute contromisure per contrastare la minaccia.

A questo punto o vi sono venuti in mente i dinosauri o vi sono venuti in mente altri due film sul tema: Deep impact (Steven Spielberg, 1998) e Armageddon (Michael Bay, 1998). Non giriamoci intorno, sono tutti film che urlano USA ma, Adam McKay, regista di Don’t look up, si è divertito molto con i contenuti del suo film nel quale troverete molti riferimenti ai cliché dei classici della fantascienza.
Dall’uscita dei due film sopracitati però sono passati più di vent’anni e la differenza si sente. Quelli sono, o vogliono essere, film “epici”: colonna sonora incalzante, l’unione dei popoli, la pace nel mondo. McKay invece non ha diretto un film epico, ha diretto una commedia nera. Il momento serio e ansiogeno del film si esaurisce con l’inizio: un montaggio serrato appena scoperta la cometa, ricalca il panico della tragedia imminente, poi termina e inizia una sequela di situazioni paradossali al limite del grottesco.

Per farvi capire quanto fanno vent’anni di differenza tra un film e l’altro, in Armageddon in 18 giorni sparavano Bruce Willis nello spazio e (spoiler) salvava il mondo. Nel nostro film di oggi la cometa viene scoperta con sei mesi d’anticipo sull’impatto e gli umani, che poi saremmo noi, ci mettono un bel po’ non solo ad agire, ma a recepire. Si fatica a non fare il parallelo con un altro famoso film in cui la stanza dei bottoni è un’inconcludente gabbia di matti, Il dottor Stranamore (Kubrik, 1964) e, allora come adesso, sono le infinite singolarità delle persone, non solo di potere, a rallentare la presa di coscienza.
Una presidenza debole, scienziati che non si esprimono “nella maniera corretta”, giornalisti che sdrammatizzano, persone incredule o impanicate, tutto quello che è umano finisce per contrastare un’azione comune. E intanto la cometa si fa più vicina.

C’è poi da affrontare la questione del titolo: perché il film s’intitola Don’t look up?
Don’t look up” è lo slogan della campagna anti-cometa che il presidente USA Orlean (Maryl Streep) porta avanti con il suo partito: non guardate su! la cometa non esiste. Perché i problemi non li vogliamo e gli spigoli non ci piacciono. Quindi il titolo non è solo traducibile con “non guardare su” ma anche un più profondo “non alzare lo sguardo”. Questa è la parte dove il film ti svuota totalmente: come faccio a sapere se ho alzato abbastanza lo sguardo? Come faccio ad essere certa di aver guardato a sufficienza?

Tutto questo, torno a dire, in un film onestamente divertente. Il cast stellare è calzante ed ho apprezzato particolarmente il trucco e il vestiario: Cate Blanchett, nel ruolo della giornalista di grido, sembra finta dal tanto trucco da trasmissione riempitiva del primo pomeriggio. Al contrario il costume e i capelli di Jennifer Lawrence sembrano stati scelti per togliere la sensualità all’attrice ed avvicinarla al ruolo della scienziata un po’ spiantata.

Parliamo poi della cometa che poteva essere il crollo della borsa o, per dirne una, una pandemia e forse il risultato sarebbe stato lo stesso: come ne La grande scommessa, precedente film di McKay del 2015, la reazione all’insormontabile è scomposta e molto umana, per questo è un film bello. Alla fine, sperando che il PDCO (Planetary Defence Coordination Office), l’ufficio NASA addetto a scrutare il cielo e ad attuare piani strategici di difesa citato nel film e realmente esistente, non trovi comete dirette verso la terra, noi prepariamoci a rispondere ad un’altra domanda, un gioco da bambini: “Chi vorreste che salisse su un’astronave con camere criogeniche per popolare un altro pianeta che non sia la terra?”

Lascia un commento