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A piedi nudi nel parco

28 Aprile 2021
1.606 Views
di Marta Dore

Che cosa fare in questi tempi faticosi per risollevarci un poco gli animi? Per esempio, si possono rivedere le più belle commedie della storia del cinema. Una per tutte è la deliziosa A piedi nudi nel parco, anno 1967, regia di Gene Saks, tratta dall’omonima commedia teatrale di Neil Simon, andata in scena ben 1.530 volte a Broadway.

I protagonisti sono Paul Bratter e la sua novella sposa Corie e il film racconta le prime settimane di matrimonio all’insegna dell’amore, certo, ma anche dell’emergere delle differenze caratteriali tra i due. Paul è un avvocato di 26 anni con la carriera tutta da costruire, compito e serio. Corie è una giovanissima mogliettina anni 60, innamorata e appassionata, ma anche curiosa, affamata di vita, ridolina, un po’ matta al limite del capriccioso.

La versione cinematografica si apre sull’arrivo al Plaza Hotel di New York, dove i due sposini trascorreranno i sei giorni della luna di miele barricati in camera, mentre fuori i camerieri fanno battutine sulla loro focosa clausura.

Al settimo giorno, Paul – stravolto – deve andare a lavorare e Corie si installa nel loro nuovo appartamentino in un palazzo del Village: per raggiungerlo ci sono da scalare sei piani che sfiancano chiunque li debba affrontare, dal tecnico del telefono alla madre della sposa, allo stesso Paul. I mobili non ci sono ancora, nella camera entra solo un letto singolo, le tubature fanno da appendiabito, il bagno non ha la vasca, il riscaldamento non funziona, il lucernaio ha un vetro rotto, il che permette alla neve di febbraio di adagiarsi gelida in salotto.

Pazienza, l’amore vince tutto.

Se non fosse che Corie si fa trascinare in un tourbillon di feste organizzate da Victor Velasco, il vicino di casa tombeur de femme un po’ attempato, che per raggiungere il suo appartamento deve passare dalla camera da letto degli sposini e che coinvolge in un esilarante gioco di seduzione la mamma di Corie, vedova e compita come il genero.

Lo scontro tra i due sposini è inevitabile, ma siamo negli anni 60 e dentro una commedia leggera e delicata, quindi non c’è da temere. La riconciliazione sarà tenerissima e anche istruttiva: per costruire un amore che duri bisogna venirsi incontro.

A interpretare i due sposi sono Robert Redford e Jane Fonda, giovanissimi e nel pieno della loro bellezza, molto bravi in questo inedito registro comico. La sceneggiatura è magistrale, uno spumeggiare continuo di dialoghi esilaranti e di gag semplici ma raffinate, di fronte alle quali è impossibile non ridere. Tra gli attori, spicca la bravura di Mildred Natwick, l’irresistibile madre di Corie, sgomenta ma anche divertita dalle situazioni assurde in cui la figlia la coinvolge suo malgrado. Sarà la Natwick, infatti, a essere nominata agli Oscar come migliore attrice non protagonista.

Da ammirare ci sono anche i vestitini, i cappottini, le giacchettine, gli stivaletti della Fonda, incantevoli nel loro stile anni 60, tra lo sbarazzino e il raffinato. Come sempre, questi film di 40 anni fa sono godibilissimi anche non in lingua originale, perché allora il doppiaggio era davvero fatto a regola d’arte, cosa che non si può più dire dei prodotti cinematografici di oggi.

Un’ora e mezza immersi in questa storia così ben raccontata risolleva di sicuro dall’amarezza del lockdown. Basta accettarla per quello che è: una commedia degli anni 60, appunto, dove il marito lavora e la moglie svampita e un po’ isterica sta a casa e lo deve rendere felice, con buona pace del femminismo.

 

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