di Erika Lacava
Un profumo delicato e avvolgente di piante aromatiche, colori caldi, atmosfera senza tempo. Questa l’aria che si respira nella casa-atelier di Alessandra Bruno, acquarellista nata a Torino e diplomata successivamente alla St. Martins’ School of Arts a Londra e in Fine Arts Painting al Maidstone College of Arts.
Il mondo di Alessandra Bruno è pieno di colore. Un colore che impregna la casa nelle sue differenze cromatiche, dalle pareti, all’arredo, alle opere appese. Un colore che è non è solo materia, ma calore, ambiente, accoglienza. In cucina trova posto una serie di acquerelli dai toni caldi, il giallo, l’arancio, il rosso. Delle nature morte racchiuse in forme tondeggianti, in cui gli spigoli del foglio gradatamente svaniscono arrotondandosi verso il centro per ospitare i frutti. Il colore è caldo e pastoso. È una ricerca che Alessandra Bruno ha svolto qualche anno fa sul contenitore come archetipo del femminile, matrice di accoglienza, protezione, generazione di forme. L’analisi di una forma a partire da un concetto è un esercizio svolto da Alessandra Bruno per la ricerca di un equilibrio tra il sentire e l’esprimere, l’ascoltare e il mostrare. Ogni accadimenti della vita personale è trasformabile in modo empatico in colore: le sensazioni vengono dipinte in modo istintivo con tinte cupe, vivaci, a colori caldi o freddi. In arte, come in musica, il colore è un timbro vocale, un andamento ritmico che trasporta all’interno di una sensazione.
Alessandra Bruno congiunge saperi diversi, dallo yoga alle esperienze del religioso e del sacro, vissuto a livello collettivo o individuale, per dare fondamento alla sua ricerca artistica. Alla base ci sono, oltre alla teoria del colore di Goethe, i test cromatici di Max Lüscher, la cultura indiana, secondo cui il colore attraversa diversi centri di innervazione ed è legato a chakra diversi, le scoperte scientifiche secondo cui il colore influenza le sensazioni tramite l’accelerazione o il rallentamento dei battiti cardiaci.

Alessandra Bruno, Palette di colori
Da sempre immersa nel mondo dell’arte, con un nonno pittore e scultore e una famiglia di gioiellieri e orefici di cultura inglese, cresciuta da sempre nel mondo dell’illustrazione e del giardino, Alessandra Bruno fa tesoro di tutte le esperienze e riunisce in sé le sue diverse anime. La libreria è stipata di libri sull’insegnamento del colore, monografie di artisti, cataloghi di mostre. Forte di un’esperienza da colorista nel mondo del disegno tessile, Alessandra Bruno insegna “Introduzione al colore” allo IED di Milano in corsi triennali e annuali di moda, fornendo agli studenti gli strumenti psicologici e simbolici, pratici e teorici, per accostarsi alla cartella colori. L’insegnamento è parte centrale della sua vita fin dai tempi del liceo artistico, quando, alla sola età di 17 anni, si dedica all’insegnamento dei “mezzi visivi” collaborando con il Comune e con le Scuole della cintura di Torino e con le associazioni Melarancia e Nasi Finti per la realizzazione di murali e laboratori. Da sempre predisposta all’insegnamento, Alessandra Bruno lo vede come una sorta di missione, una vocazione della creatività. Una spinta interiore la porta a condividere la sua sorgente intrinseca di creatività e a fornire a ognuno gli strumenti per liberare la propria energia, in una sorta di “arte di condividere l’arte”, in un percorso di accompagnamento che porta l’allievo a trovare autonomamente la propria strada.
Ci sono allievi che prendono lezioni da Alessandra da più di vent’anni, una volta alla settimana, in piccole classi o individualmente. Attorno al suo tavolo si ritrovano persone di ogni età e con esigenze espressive differenti, con competenze tecniche variabili, unite solamente dal desiderio di esprimersi e di usare il colore. A volte i lavori vengono venduti in aste di beneficienza, come quelle a favore del NAGA, di Crete for Life, CAF onlus, Adisco e il reparto pediatrico del Besta. Nelle lezioni si parte sempre dalla base, dalla palette cromatica, dalle campiture stese uniformemente per poi arrivare alle combinazioni di colori, perché, come dice Bruno, “è la relazione che conta: i colori, come le persone, funzionano in gruppo”. Si tratta quindi di creare e ricreare l’essenziale interiore, in un lavoro prima di ricerca personale e poi di espressione visiva che soddisfi questa ricerca interiore, con risultati che variano dalla riproduzione figurativa alla sua totale assenza, verso la matrice astratta, in un processo che parte dallo studio dei maestri, da Pierre Bonnard a August Macke, da Seurat a Schiele, da Balthus a Morandi, per imparare la tecnica, farla propria ed essere in grado finalmente di fare il salto verso la propria espressione individuale.

Il murale di Alessandra Bruno per Micaela Solbiati
Per Alessandra Bruno l’arte è anche servizio, e a questo servizio, come ai tempi delle grandi committenze nobiliari ed ecclesiastiche, risponde per mettersi a disposizione nell’eseguire quelli che chiama “i ritratti di affetti”: persone, luoghi, giardini, riprodotti su decorazioni murali o pannelli matrimoniali augurali. Per Micaela Solbiati, amica carissima fin da quando erano ragazze, esegue negli anni Ottanta un murale nel salotto di casa che ancora oggi conserva tutta la sua brillantezza e ricchezza cromatica. Un lavoro fatto di suggestioni, che ancora rimanda alle priorità che le due amiche sentono in loro: l’interiorità, la convivialità degli affetti, la ricerca degli spazi ampi e naturali sono rappresentati nella Milano notturna, negli amici e nella casa al lago.
Il colore della natura, il paesaggio, le erbe e le piante sono da sempre al centro del lavoro della Bruno. Cresciuta all’ombra di un giardino, Alessandra ha lavorato per il Centro Botanico di Milano, la Società Orticola, l’Accademia piemontese del giardino. Ai corsi che tiene normalmente presso la propria abitazione si aggiungono le lezioni en plein air, per riprendere scogliere, uliveti, cascate. Tra i corsi-vacanza ci sarà, tra Maggio e Giugno 2017, la residenza nel Giardino di Villa Trinità a Mascalucia, in provincia di Catania, durante la manifestazione “La giacaranda in fiore” organizzata dal paesaggista Salvatore Bonajuto e la moglie Marina Simili. La residenza è organizzata in collaborazione con RespirArt, collettivo di artisti nato in collaborazione con la giornalista e curatrice Beatrice Calamari, attivo in Trentino Alto Adige, sulle Dolomiti. Per la residenza di Mascalucia, gli artisti Marco Nones e Giampaolo Osele realizzeranno un’opera di land art.

Alcuni lavori esposti al Chateau de Ratilly
Con Marco Nones, artista altoatesino di origine svizzera, legato alla sacralità della terra, Alessandra Bruno ha già avuto modo di collaborare nel 2015 al Château de Ratilly, in Francia, dove entrambi hanno esposto in una bipersonale dedicata agli elementi naturali. Marco Nones ha presentato dipinti eseguiti dipingendo con la terra, il ghiaccio, mentre Alessandra Bruno acquerelli e tessuti che a quei colori naturali fanno ritorno. Le opere esposte sono spesso tagliate e poi accostate, a delineare dei percorsi di senso. Campiture astratte e policrome rimandano alla ricchezza dei colori del paesaggio, i tratti fini ora molto ravvicinati ora lontani, le ombre, gli sprazzi di luce rimandano alla variabilità del reale.

Gli acquarelli perforati di Alessandra Bruno
In alcuni degli ultimi lavori di Alessandra Bruno la “luce si trasformi in suono” nel momento in cui la carta viene perforata al suono del respiro, trapassata per creare un motivo ritmico e organico che unisca alla sensazione visiva quella sonora e tattile in una sinestesia di sensazioni che diventa sempre più avvolgente.
Un arazzo di Alessandra Bruno

Un arazzo di Alessandra Bruno
La ricerca di un’altra dimensione, oltre a quella visiva, si fa sentire anche nei lavori tessili di Alessandra Bruno, dove si intuisce, oltre al richiamo alle esperienze del passato, una differente ricerca ulteriore. I lavori, di dimensioni imponenti, sono degli arazzi realizzati nelle Fiandre trasferendo fedelmente su un telaio gli acquerelli della Bruno in ogni intensità di colore e sfumatura. La vista qui fa da appoggio alla mano, in un coinvolgimento tattile indiretto che rende l’opera più viva, “palpabile”. Complice la grande dimensione, che fa superare, in un solo istante, le due frontiere che porta con sé la carta da acquarello: l’estasi personale dell’artista e la sua immersione nel piccolo nel momento della realizzazione dell’opera e quella finale della fruizione da parte dello spettatore, che necessariamente deve essere singola e da vicino. L’arazzo permette invece di uscire da entrambe queste dinamiche ristrette e private azzerando la dimensione personale del godimento dell’opera per portare a quella collettiva. Si assiste qui a un’uscita da sé per andare verso un orizzonte estatico di contemplazione esterna, un attimo sospeso in cui la parete si fa paesaggio e passaggio verso un’altra dimensione.
Alessandra Bruno ha esposto a Milano presso la galleria Francesco Zanuso, la galleria Blanchaert e Ca’Albrizzi, e in numerose altre mostre collettive e personali in Italia e all’estero.