da un’idea di Miki Solbiati
di Isotta Giussani

Andrea Carandini. Foto di Paolo Barcucci, 2014 @ FAI – Fondo Ambiente Italiano
Andrea Carandini, gentiluomo di origini romane considerato tra i maggiori archeologi italiani, è presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano) dal 2013.
La sua storia professionale altamente prestigiosa rivela caratteristiche proprie del gentleman a contatto con i beni del FAI, una delle bellezze principali del nostro paese e non solo. Perché un gentiluomo sa apprezzare la bellezza monumentale, sia come archeologia sia come la bellezza degli studi.
Allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli, ha poi svolto una lunga e prestigiosa attività accademica, principalmente all’Università La Sapienza di Roma come professore ordinario di archeologia e storia dell’arte greca e romana.
Uomo di grande cultura, ha condotto numerose importanti campagne di scavo, tra cui quello della Villa Romana di Settefinestre (Grosseto) e quello presso le pendici settentrionali del Monte Palatino a Roma.
Tra le varie importanti cariche è stato dal 2009 al 2012 presidente del “Consiglio superiore dei beni culturali”
Dopo aver accettato l’incarico di presidente del FAI ha dichiarato: “Espressione della società civile, la Fondazione fa vivere la storia nei suoi monumenti, ben tutelati, messi in valore e gestiti con straordinaria efficacia; ispira idealmente centinaia di migliaia di cittadini, ricevendone democratica energia; è tra i protagonisti influenti nel dibattito pubblico sull’ambiente e sulla cultura.”
Dall’abbigliamento sobrio ma impeccabile da vero gentleman risponde alle domande dell’intervista di Isotta Giussani per Notonlymagazine con grande prontezza facendo sentire il lettore partecipe della sua immensa cultura e dell’importanza del FAI.
Il 7 aprile nella Villa Reale di Monza, in occasione della mostra “Conoscere e amare l’Italia”, è stato presentato un documentario su Renato Bazzoni, fondatore del FAI. Ci racconta brevemente la storia del Fondo Ambiente Italiano?
Il FAI è nato nel 1975, ma sin dal 1968 nell’ambiente di Italia Nostra si era formato un gruppo di persone gravitanti perlopiù su Milano che sentivano il bisogno di qualcosa di altro rispetto a Italia Nostra: non soltanto protesta ma cominciare a rimboccarsi le maniche e fare qualche cosa indipendentemente dalle istituzioni, come società civile organizzata. Questa necessità di qualcosa di pratico, di applicativo e concreto, si è fatta strada fino alla creazione di un proto-FAI che si chiamava “Italia da salvare Alessandro Manzoni”. Quindi se il FAI ha 40 anni, l’esigenza del FAI ne ha 50, dopo la mostra “Italia da salvare” organizzata da Bazzoni con cui questo denunciava i disastri che cominciavano ad avvenire e la domanda è stata “ora che abbiamo denunciato tutto questo, cosa facciamo?”; così è nato questo fenomeno, molto poco burocratico e con grande spirito di intrapresa che non poteva avere che Milano come luogo di nascita.
Il Fai vive in gran parte dei suoi volontari: come iscriversi o donare?
È facilissimo! Sul sito del Fondo Ambiente Italiano ci si può iscrivere o diventare amici: ci sono tanti modi per aiutare il FAI fino alle donazioni più importanti. Ma per noi contano anche moltissimo le piccole donazioni fatte dai cittadini che poi messe tutte insieme formano quei 25 milioni che dobbiamo raccogliere ogni anno.

Soffio di primavera 2016, Villa Necchi. Foto di Gabriele Basilico, 2016 @ FAI – Fondo Ambiente Italiano
Esiste la divisione FAI International: che impatto ha il FAI a livello internazionale?
Abbiamo i “Friends of FAI”, che sono i nostri amici americani che danno un sostegno molto importante, e abbiamo i duecento in Italia e altri nuclei. Proprio in questo periodo stiamo riorganizzando i grandi donatori internazionali.
Quali sono le dimore del FAI più visitate in Italia?
I visitatori sono in crescita in modo vertiginoso, centinaia di migliaia di italiani si recano nelle nostre dimore. Tra le più visitate ci sono la Villa del Balbianello sul Lago di Como, piccolo paradiso, e sicuramente Villa Necchi a Milano, così come il castello di Masino. Al momento abbiamo 58 proprietà di cui 36 sono aperte al pubblico, e stiamo restaurando le altre.

Rose di maggio 2016,Bozzolo. Foto di Gabriele Basilico, 2016 @ FAI – Fondo Ambiente Italiano
Cosa significa per lei il FAI?
Per me il FAI è una specie di isoletta beata, come le isole dei Beati degli antichi. È una cosa molto concreta, molto poco ideologica, fattiva e molto partecipata che mi pare un’eccezione in Italia. Mi auguro quindi che sia un qualcosa che possa contagiare la società civile, propagandosi anche con iniziative diverse da quelle del FAI. In sintesi, la politica e la dimensione del pubblico non coincidono solo con le istituzioni ma coincidono con la Repubblica, e la Repubblica è fatta dalle istituzioni da una parte e dalla società civile dall’altra: anche la società civile deve dare il suo sussidio allo Stato e agli enti locali per cercare di salvare questo Paese, che non è in ottime condizione.
Come ridare vigore ai Beni Culturali italiani?
Con un impegno maggiore dello Stato e con un impegno maggiore della società civile, unite insieme.