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Bridgerton: o la sia ama o la si odia. I pro e i contro della serie.

20 Febbraio 2021
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di Noemi Stucchi

Con i cinema chiusi, nelle scorse vacane natalizie il rituale del cinepanettone ha lasciato posto al piccolo schermo. Uscito sulla piattaforma in streaming on demand il 25 dicembre 2020, Bridgerton è entrato nelle nostre case a gran voce scalando le classifiche delle top 10 delle serie tv.
Un capolavoro? Senza dubbio si è fatto notare con i suoi pro e i sui contro. C’è poco da fare, ne parlano tutti: o la si ama, o la si odia.

BRIDGERTON GOLDA ROSHEUVEL as QUEEN CHARLOTTE in episode 102 of BRIDGERTON Cr. LIAM DANIEL/NETFLIX © 2020

La serie mette in scena un dramma romantico in costume ambientato nell’Ottocento, ma senza quell’intento per la ricostruzione storica della società Reale britannica che invece abbiamo apprezzato in altre serie come The Crown (di cui abbiamo già parlato qui).

Svincolando il racconto alla contestualizzazione storica, Shonda Rhimes reinterpreta il romanzo immaginando una corte multietnica in cui i Lord inglesi e la regina Carlotta sono di origine afroamericana. Il messaggio arriva forte e chiaro per una storia di empowerment priva da ogni pregiudizio. Siamo negli anni del movimento Black Lives Matter e se c’è un punto forte in Bridgerton è proprio questo: voler andare oltre alle etichette.

BRIDGERTON ADJOA ANDOH as LADY DANBURY in episode 101 of BRIDGERTON Cr. LIAM DANIEL/NETFLIX © 2020

La serie fa della rivisitazione il suo cavallo di battaglia. Bridgerton non racconta l’Ottocento inglese ma il suo immaginario calcando la mano sull’aspetto romanzato: più pop, più erotico, più glamour. Vedremo amori da sogno contornati da ambientazioni sfarzose al limite dell’opulento per uno stile barocco dei nostri giorni.

Con fare volutamente anacronistico, la serie riprende un immaginario e ne fa una citazione. Con un remix contemporaneo, vedremo l’orchestra reale suonare la versione classica delle canzoni di Billie Eilish e i sontuosi balli delle debuttanti diventare coreografie da musical. I vestiti, rigorosamente fatti a mano, si adattano al gusto di oggi con colori vivaci e colletti risvoltati all’insù. Bridgerton porta con sé una ventata di aria fresca: lode e infamia per una rivisitazione postmoderna che spacca in due la critica.

BRIDGERTON (L to R) NICOLA COUGHLAN as PENELOPE FEATHERINGTON, POLLY WALKER as PORTIA FEATHERINGTON, HARRIET CAINS as PHILLIPA FEATHERINGTON, BEN MILLER as LORD FEATHERINGTON and BESSIE CARTER as PRUDENCE FEATHERINGTON in episode 102 of BRIDGERTON Cr. LIAM DANIEL/NETFLIX © 2020

Perché la serie ha riscosso così tanto successo? Se c’è una cosa che Shonda Rimes insegna è che il romanticismo si adatta ad ogni tipo di pubblico e il genere rosa piace da sempre.

In fondo abbiamo ancora bisogno di qualcuno che ci racconti le fiabe per poterci immedesimare nei personaggi. Così come per “La Regina degli Scacchi” (ne abbiamo parlo qui), Bridgerton è la storia di crescita della protagonista dalla giovinezza all’età adulta. Come per le classiche coming-of-age-story, Daphne passa dall’innocenza alla piena consapevolezza di sè. A segnare l’età adulta è il matrimonio, per una serie che è pronta a rivelarsi con erotismo esplicito.

Pensata per entrare nel genere delle serie “girly”, nelle scene di nudo non vedremo altro se non il lato b del Duca di Hasting (interpretato da Regé-Jean Page). Ma sotto a uno strato di frivola leggerezza, Bridgerton nasconde qualcosa di più. A ben guardare, il mondo raccontato è quello delle donne in età da marito per essere vendute al miglior partito, che piaccia o meno.

BRIDGERTON PHOEBE DYNEVOR as DAPHNE BRIDGERTON in episode 102 of BRIDGERTON Cr. LIAM DANIEL/NETFLIX © 2020

Così come ogni giovane donna, Daphne è tenuta all’oscuro riguardo ai propri obblighi coniugali; né la società né la madre le hanno spiegato niente riguardo alla prima notte di nozze.

Contrariamente a ciò che le altre fiction romantiche hanno lasciato all’immaginazione, Bridgerton parla dell’eros mettendo davanti agli occhi un argomento da sempre considerato off-limits: il piacere femminile in contrasto con il tabù inespresso delle convenzioni sociali.

 

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