di Eleonora Attolico
Nel 1918 Gabrielle Chanel acquistò al 31 di rue Cambon a Parigi un hotel particulier di quattro piani che divenne il suo quartier generale, anche se finì i suoi giorni all’hotel Ritz. In questa stretta strada Gabrielle, detta Coco, decideva tutto. Regnava su Parigi con il suo atelier. Era autoritaria e geniale. Sistemava personalmente gonne e vestiti alle sue clienti. Quasi sempre con gli spilli in bocca. Inoltre aveva prediposto degli appartamenti privati dove riceveva gli amici. Soprattutto di pomeriggio o per un drink. Personaggi come Luchino Visconti, Jean Cocteau, Pablo Picasso o Igor Stravinsky. A un secolo di distanza la Maison Chanel non solo conserva il vecchio negozio ma fa il bis con una nuova boutique al numero 19 della stessa via. Questa volta siamo quasi d’angolo con place de la Concorde.
È un momento di passaggio per la storica Maison dopo la scomparsa di Karl Lagerfeld che, per oltre trent’anni, ha diretto Chanel. L’ultima sfilata postuma, al Grand Palais, è stato uno degli eventi clou della settimana del prêt-à-porter. In uno scenario di montagna tra la neve e gli chalet, modelle e attrici come Cara Delevingne, Mariacarla Boscono e Penelope Cruz (per la verità in un vestito corto da panna montata che non le donava) hanno presentato una collezione in cui predominavano pantaloni ampi, maxi cappotti e borse matelassé di varie dimensioni. Lo scettro del comando è passato ora a Virginie Viard che ha sempre collaborato con il Kaiser Karl.
L’impressione è che, nonostante questa perdita incolmabile, Chanel continuerà a riscuotere il successo che merita proprio per la varietà della sua offerta. Tornando all’apertura del nuovo negozio di rue Cambon, va raccontato che il giorno dell’apertura (era un sabato di novembre) venne poca gente. Parigi era presa d’assalto dalla manifestazione dei gilets gialli. Il nuovo spazio, realizzato dal famoso architetto americano Peter Marino (un tipo sempre vestito di pelle nera come un motociclista della Harley Davidson) è stato recensito anche nell’ultimo numero di Elle Décoration. E così un po’ con la stampa di settore e un po’ con il passaparola, oggi viene visitato quotidianamente da parigini e turisti come fosse una galleria. La particolarità è quella di unire tre immobili: un convento del 1600 e due palazzi rispettivamente del Diciottesimo e del Diciannovesimo secolo. In questi giorni di lutto per la scomparsa di Lagerfeld, fuori dai due negozi, fan e turisti hanno scritto e lasciato bigliettini di condoglianze.
Lo spazio raggiunge mille metri quadri. Ci sono voluti tre anni di lavoro ed è stato progettato come una L rovesciata. Racchiude tutto l’universo Chanel: borse, abiti, occhiali, scarpe, profumi, prêt-à-porter, cosmetica, gioielli, orologi. Splendida la scala a chiocciola che ricorda quella mitica del numero 31 e una luce naturale che invade i ripiani. Colpisce la raffinatezza degli arredi: tende ricamate da Lesage, sculture e elementi decorativi di Goossens, una storica casa francese di gioielleria. Robert Goossens, orefice visionario, fu grande amico di Coco. E questo a voler sottolineare la continuità tra passato e presente.
Non lasciate la boutique senza avere ammirato il paravento in lacca Coromandel e alcune delle opere scelte da Peter Marino. Tra queste un pannello dipinto da Martin Kline, una scultura di Paola Pivi e due vasi di Murano Love and Hate di Jerszy Seymour, a voler ricordare il contrasto grafico bianco-nero di Chanel. Avete presente le mitiche shopping o il packaging del profumo Chanel numero 5? Ecco. Simboli planetari noti quasi a tutti.