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Cita a ciegas: spettacolo al Teatro Parenti di Milano

10 Marzo 2018
1.396 Views
di Laura Ghirlandetti

Può la cecità vedere, ed intendere, più profondamente il cuore delle passioni umane?
Se l’uomo cieco in questione è un sensibilissimo scrittore, anzi nientemeno che Jorge Luis Borges, allora questo diventa inevitabile.
“Cita a ciegas” capolavoro e testo più rappresentato dell’autore argentino Mario Diament, approda per la prima volta in Italia, e lo fa per la rigorosa regia di Andrée Ruth Shammah, che ne ha curato anche traduzione e adattamento.

Quello che si viene a creare sul palcoscenico è un girotondo di incontri, ed emozioni rivelatrici; un tango impeccabile di incastri, inquietudine e passione.
Protagonista è uno scrittore cieco, che veniamo a sapere si tratta appunto di Borges, che ha l’abitudine di recarsi tutte le mattine in un parco al centro della città di Buenos Aires.
Su quella panchina, nella staticità incantata e pacifica della cornice bucolica, affiorano sempre più prepotenti le emozioni e la vita raccontata dai vari personaggi, che decidono di aprirsi -a turno- in una confessione bruciante.

Costumi di Nicoletta Ceccolini e foto di Luca Del Pia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Co-protagonisti sono l’Uomo (interpretato da Elia Schilton): un bancario follemente innamorato della Ragazza, tanto che arriverà a travestirsi e seguirla per vederla, spiarla; lei per lui rappresenta “l’amore inevitabile”, la passione che travolge e fa uscire dai binari razionali di una vita intera; la moglie, un’adorabile ed intelligente Psicologa (Sara Bertelà), non potrà far altro che assistere impotente alla trasformazione del marito.
La Ragazza (Roberta Lanave) che ha fatto perdere la testa all’Uomo, è un’artista, una scultrice astratta, che odia la madre e teme di diventare come lei: una Madame Arnoux (dal romanzo che sta leggendo: “L’Educazione sentimentale” di Flaubert) senza nerbo e senza il coraggio di vivere intensamente, forse per contraddire questa malaugurata previsione si veste da uomo, ed è innamorata senza speranza di un artista maledetto e in fin di vita.
Infine c’è la Donna (Laura Marinoni), la madre in questione, che da sempre recita la parte della perfetta ed impeccabile moglie, mentre rimpiange segretamente e sempre più amaramente l’incontro mancato, non-avvenuto in gioventù a Parigi.

Lo Scrittore (Gioele Dix) con il suo garbo elegante ed equilibrato è suo malgrado testimone e punto di raccordo di questo racconto tesissimo, ironico e drammatico al contempo, e sa rivelare con intensità e poesia ogni personaggio a se stesso, portandolo a comprendere più profondamente il proprio sentire, ma la pace che la comprensione profonda avvenuta nella sospensione spazio-temporale che il luogo ameno del parco sa donare, dura poco e trova tutta la sua ingestibile spigolosità all’interno della vita reale, fatta di contrasti e furori.
Il fatto teatrale dell’apertura del muro, scenografia che domina la scena, crea la possibilità di evocare più spazi, ma simbolicamente sembra indicare anche la rottura della solitudine e dell’incomunicabilità.
E’ tuttavia impossibile appellarsi alla consolatoria probabilità, narrata dallo Scrittore, della coesistenza di mondi paralleli dove tutte le possibilità si sono rivelate: ognuno avverte dolorosamente mancanze, e sconfitte.

“Cita a ciegas” sa toccare tanti registri, rendendo evidenti le sfumature del sentire e le contraddizioni, diventando via via un thriller dai contorni sinistri, dove violenza e romanticismo sanno camminarsi accanto, e sa guardare precisamente e a fondo nel punto di non ritorno che segna il bivio rivelatore della natura di un amore.
Per accompagnare questa variazione psicologica e tematica, i costumi, ad opera di Nicoletta Ceccolini, seguono e caratterizzano con i loro colori l’andamento della storia ed il carattere dei personaggi: di bianco vestito in un completo elegantissimo, con guanti e bastone da passeggio, fa la sua prima candida apparizione lo scrittore, seguito dall’ufficiale blu oltremare del completo del bancario, che indossa spesso e volentieri anche un cappello Borsalino, come a volersi in qualche modo ed inutilmente celare; la Ragazza invece farà la sua apparizione con indosso dei larghi pantaloni neri, molto maschili, ed una camicia arancio, sprizzante energia.
Mentre di rosso intenso è la stola e il soprabito che caratterizzano la Donna, che indossa un lungo vestito nero, i suoi sono i colori della passione per eccellenza, e dell’eleganza.
Infine la Psicologa indossa un tailleur lilla, che ben si accorda con il suo ruolo da mediatrice tra emozione e contegno razionale.
Riassumendo: una tavolozza intensa ed un ritmo incalzante, dove nell’apparente immobilità si susseguono colpi di scena, e narrazioni intime, in cui ognuno potrà rivelare la parte più vulnerabile di sé.

 

Teatro Parenti Via Pier Lombardo 14, Milano

per maggiori informazioni pagina dello spettacolo

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