di Noemi Stucchi
Comedians è una pièce teatrale di Trevor Griffiths (1975), un dramma in tre atti che è stato ripreso più volte sia al teatro che al cinema. Se nel 1985 Comedians viene presentato al Teatro dell’Elfo di Milano con attori come Paolo Rossi, Claudio Bisio, Silvio Orlando, Bebo Storti e Renato Sarti, arriva al cinema nel 1987 come spunto per l’interpretazione più libera con Kamikazen – Ultima notte a Milano.
Gabriele Salvatores ama il teatro e Comedians ne è una dichiarazione esplicita: dalla pièce teatrale al grande schermo, il suo Comedians è un elogio alla settima arte nella sua veste più profonda, quella che strizza l’occhiolino al teatro d’avanguardia.
Il titolo, “Comedians” può portare in inganno. Non è un film che vuole far ridere, anche se siamo in una stand-up comedy.
Non vedremo il cabaret di Ale e Franz come siamo soliti vederli sul palco di Zelig; fanno sempre coppia e sono l’uno la spalla dell’altro, ma ricalcano i panni dei fratelli Filippo e Leo Marri in un rapporto conflittuale; c’è il personaggio di Samuele Verona interpretato da Marco Bonadei, Vincenzo Zampa (Michele Cacace) e Walter Leonardi (Gio Di Meo) che fanno dell’autoironia; c’è quella gran testa calda di Giulio Pranno nelle vesti di Giulio Zappa, il più giovane del gruppo e dall’impeto ribelle.
Sei allievi del corso serale di stand-up comedy seguono diligentemente gli insegnamenti di un grande maestro, molto celebre in passato: Eddie Barni, interpretato da Natalino Balasso che abbiamo avuto modo di apprezzare, anche lui, sul palco di Zelig. Distante dai riflettori, il maestro insegna in una scuola sgangherata pur di tramandare una profonda verità: saper ridere di se stessi è un antidoto ad ogni male, purchè sia lontano dai facili pregiudizi e stereotipi.
Manca poco al saggio finale e quasi tutto il film si gioca nei conflitti che prendono forma nei 58 minuti di attesa prima della performance. I sei aspiranti comici vedono nel palcoscenico un’occasione di ribalta (forse l’unica possibilità per uscire da condizioni disperate), tant’è che proprio in quella sera sarà presente un reclutatore importante…
Eccolo che entra in scena Christian De Sica, una piacevole riscoperta di un’attore magistrale che riesce a risaltare in un ruolo di maggior spessore come Bernardo Celli.
Christian De Sica interpreta in maniera diretta l’altra faccia della medaglia e fa da contraltare a Natalino Balasso. È l’incarnazione della comicità che fa leva sui luoghi comuni e sui pregiudizi per strappare una risata facile. Lui ha fatto successo proprio così, vendendosi alle emozioni istintive e superficiali.
Due guide, in mezzo pochi minuti dal sipario. Da che parte stare? Quali suggerimenti seguire?
I sei aspiranti comici decideranno di portare sotto ai riflettori il pezzo preparato secondo gli insegnamenti del Maestro o decideranno di mettere in scena con un cambio di rotta un’improvvisazione da cabaret per compiacere il talent scout Christian De Sica?
Sipario.
La tensione sale.
C’è chi deciderà di rimanere fedele a se stesso, chi no, e chi farà di testa sua. Ad esempio, quel pagliaccio di Giulio Pranno all’ultimo decide di fare a modo suo mettendo in scena qualcosa che lo spettatore ricorderà di aver già visto recentemente in The Joker con Joaquin Phoenix.
Il film si gioca tutto all’interno di un’aula scolastica. Un set unico necessario all’opera teatrale diventa un ambiente congeniale per lo sviluppo di un film durante il lockdown.
Anche l’impostazione dei dialoghi rispecchia quella che è l’origine teatrale di Comedians. Lo scambio di battute, a volte didascaliche, mira allo sviluppo psicologico dei personaggi, ognuno con i propri dolori e le proprie aspirazioni, i propri sogni.
Sempre dal teatro viene ripresa quell’attenzione per gli oggetti di scena e la cura per i dettagli:
sullo sfondo c’è il Macbeth di Shakespeare scritto a gessetto sulla lavagna, i banchi di scuola consumati, un attaccapanni e della lattine vuote, un pacco dal contenuto misterioso e abbandonato lì per caso da un’inaspettato visitatore (Akam Kian).
Comedians rimane un’opera complessa che apre porte e spiragli in cui si intravedono mondi possibili, punti di vista personali. Salvatores rimane fedele alle dinamiche della pièce teatrale per portare in scena una questione senza tempo, quella sul mondo dell’arte da sempre popolato e combattuto tra verità e compromessi. Anche se avrebbe potuto agganciarsi alla situazione contemporanea, Comedians riesce a parlarci ancora oggi andando in profondità, sia nella sua valenza comica che drammatica.
Il compromesso.
Il successo.
Gli insegnamenti.
Chiudendo con una citazione di Gabriele Salvatores:
Quello a teatro era il mio “Comedians” a 35 anni. Questo è il mio “Comedians” a 70. E, come dice Griffiths: “L’uomo è l’unico animale che ride”. A volte solo per allontanare la paura.
ph credits: 01 Distribution