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deamicisarchitetti a La Raia: natura, architettura, arte

19 Giugno 2017
1.774 Views
di Margherita Sala

Quando in un territorio agricolo si rinnovano le coltivazioni, si mette mano agli edifici esistenti dandogli un nuovo senso contemporaneo e lo si fa diventare luogo per l’arte, si pone una sorta di sua nuova fondazione. E’ come prendere in mano lo stato delle cose che lega l’uomo alla natura, farne il punto e dichiararsi rispetto al senso del nostro vivere. Con la presenza dell’arte il rapporto dell’uomo con la natura assume relazioni che vanno al di là del luogo in cui stanno le opere e si creano connessioni con la cultura del nostro tempo.

Questo è avvenuto nelle colline piemontesi del Gavi. Il luogo si chiama La Raia, Azienda agricola biodinamica di circa 180 ettari di terreno. Nuove e recuperate coltivazioni, ricerca nella produzione vinicola, scuola steineriana, residenza e sede della Fondazione La Raia – arte cultura territorio, trovano qui il luogo dove affermare nuove modalità di rapporto fra la natura e l’uomo.

In questo contesto le preesistenze hanno la necessità di essere inquadrate nuovamente ed essere inserite all’interno di un modo unitario di vedere le cose. Occorre riflettere sulle caratteristiche di ciò che esiste, isolarne le qualità e metterle in evidenza, aggiungere con mente aperta (anche alle contaminazioni), avere uno sguardo positivo su ciò che la contemporaneità ci offre.

In questa direzione ci pare di poter leggere il progetto dello studio deamicisarchitetti per gli edifici preesistenti del Borgo Merlassino e della Locanda La Raia, due interventi diversi: il primo su di una serie di edifici rurali e sullo spazio fra di essi, il secondo su di un’antica posteria al fianco della strada del Gavi in mezzo alla campagna.

Nel Borgo sono presenti edifici diversi. I loro nomi originari, fienile, stalla, porcilaia, pollaio, deposito, cisterna, letamaia, aia, tettoia, residenza agricola, rimangono ancora oggi, quando gli edifici, sottratti al degrado, hanno avuto una nuova fondazione. Qui i nomi riportano alle molteplici attività che vi si svolgono: oltre alla funzione agricola, i vari edifici ospitano le residenze (per gli impiegati dell’azienda e per brevi soggiorni), gli uffici della Fondazione, uno spazio per conferenze estive, un deposito/archivio, una sala lettura, i laboratori della scuola e un laboratorio di produzione di marmellate. Il Borgo è immerso nella natura delle colline circostanti, piccola presenza nello spazio ampio. Ma appena si entra e si cammina fra gli edifici, si vede che il visitatore è il centro del progetto. Tutto è pensato per lui e l’architettura ne sollecita i sensi e lo fa procedere: la corte in salita e i suoi bassi gradoni di prato spingono a camminare ed a inoltrarsi, il soffitto del portico fatto di losanghe colorate fa alzare lo sguardo, le grandi finestre che inquadrano il paesaggio, riportano al fatto che tutto è pensato in funzione dell’uomo. Sull’ultimo edificio, su di un volume aggiunto, l’artista coreana Koo ha realizzato un affresco visibile solamente di notte, opera d’arte che riporta al legame del luogo con il contesto allargato della contemporaneità.

Recentemente Giacomo De Amicis e il suo studio hanno completato la trasformazione della Locanda La Raia, spostando la strada provinciale verso monte e riconnettendo la base dell’edificio con il terreno naturale. E’ un logo per l’ospitalità che ha al centro la qualità del vivere, opportunità e valore conquistato dalla nostra cultura.

Arrivando, il tema del progetto è subito chiaro: oltrepassato il cancello appare in sequenza la vista di un giardino con la forma di foglia e essenze diverse di erbe aromatiche e in alto, la Locanda. A destra sulla collina che sale, è stata appena inaugurata l’opera Bales di  Michael Beutler: due balle di fieno realizzate con cannucce di plastica colorate. La sistemazione della valle sottostante l’edificio è opera dei paesaggisti francesi Coloco, allievi di Gilles Clement.

Il progetto degli architetti ha liberato l’edificio da una serie di aggiunte che si erano stratificate nel tempo e organizzato nei tre livelli, le tre funzioni principali della casa. Al livello inferiore verso la valle la zona relax con la piscina posta in parte sotto l’edificio e in parte all’esterno, interferenza sottolineata sul prospetto da un allineamento verticale di grandi finestre. Spogliatoi e servizi per uomini e donne dividono in due lo spazio voltato della cantina della casa e ritrovano l’unità attraverso l’oblò a soffitto (sul pavimento di un piccolo cortile interno al centro della casa) e lo specchio sottostante.

Al livello superiore si trovano gli spazi di soggiorno e per la degustazione dei prodotti dell’Azienda, tutti in stretta relazione con le viste del bellissimo territorio circostante.

Al centro dello spazio, perpendicolare all’ingresso, vi è la scala che porta al primo piano. Anche qui, come nel Borgo Merlassino gli elementi dell’architettura conducono lo sguardo e i sensi: il leggero corrimano colorato di rosso invoglia a salire al piano superiore dove si trovano le camere da letto, tutte diverse e risolte nella relazione con la natura circostante, arredate in modo di volta in volta differente.

L’architettura di deamicisarchitetti ha qui interpretato in modo consapevole il tema generale di tutta La Raia, rafforzando le relazione dell’ospite con il luogo e spingendo il suo sguardo alla riflessione sul senso del nostro vivere.

foto Luigi Batoli, Gabriele Leo, Fondazione La Raia

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