di Carlo Schiavoni
“Il Flauto magico”- “Die Zauberfloete” di Wolfgang Amadeus Mozart è stata l’opera con cui, quest’anno, il Teatro alla Scala ha presentato al pubblico i giovani artisti dell’Accademia. Si tratta, contrariamente alle passate stagioni, di un nuovo allestimento affidato alla regia di un mostro sacro del teatro, quale Peter Stein. Regista e scenografo seguono alla lettera le indicazioni delle didascalie. Ne esce un allestimento di sapore anticato, tanto più in un’epoca in cui il teatro di regia deve, sempre e comunque, attualizzare le trame. Lo spettacolo ha raccolto i favori di un pubblico conservatore come quello scaligero, Tra i giovani cantanti, tutti bravissimi e promettenti, come tali destinati a una felice carriera, hanno brillato i protagonisti: Fatma Said, quale Pamina ed il Tamino di Martin Piskorski. Egli non è un semplice tenorino: esibisce voce corposa e timbro brunito quale si conviene a un autentico tenore di scuola tedesca. In bocca al lupo, dunque. I ragazzi dell’ Orchestra dell’Accademia sono stati diretti dal Maestro Adam Fischer, il quale dimostra il proprio alto mestiere di concertatore conferendo loro compattezza di suono e morbidezza di fraseggio. Tuttavia il Maestro Adam Fischer difetta di senso del teatro.
“Die Zauberfloete” di Wolfgang Amadeus Mozart; Teatro alla Scala di Milano, dal 2 al 26 settembre 2016; direttore: Adam Fischer; maestro del coro: Alberto Malazzi; regia di: Peter Stein; scene di: Ferdinand Woegerbauer; costumi di: Anna Maria Heinrich; luci di: Joachim Barth; interpreti principali: Sarastro: Martin Summer; Tamino: Martin Piskorsky; Pamina: Fatma Said; Koenigin der Nacht: Yasmin Ozkan; Papageno: Till von Orlowsky; Papagena: Theresa Zisser; Monostatos: Sasha Emanuel Kramer.

Die Zauberfloete : I giovani protagonisti dell’Accademia della Scala: Fatma Said e Martin Piskorsky (crediti fotografici: Teatro alla Scala)
“Fidelio” di Beethoven avrebbe dovuto inaugurare la Staatsoper Unter den Linden, fresca di restauri. Il teatro invece sarà pronto solo per la stagione 2017-18. Così “Fidelio” approda allo Schiller Theater, sede temporanea della Staatsoper. Il teatro è comodo, offre altresì un’ottima visibilità da ogni ordine di posti. L’acustica è, per la nostra sensibilità, un po’ secca. Daniel Barenboim torna a Fidelio dopo averlo diretto a Berlino negli anni 90 in un allestimento per la regia di Stèphane Braunschweig. Oggi l’allestimento reca la firma di Harry Kupfer, che, per Barenboim, allestì già un memorabile ciclo Wagneriano alla Staatsoper. Fidelio è, per gli artefici dello spettacolo, anzitutto opera d’amore prima di essere opera sulla libertà. Nella concezione di Kupfer, cantanti e direttore si trovano al Musikverein a provare l’opera. Per il sublime finale, torniamo al Musikverein; non esistono più personaggi e né prigionieri, ma la musica assoluta di Beethoven e la sua utopica civiltà ideale. Tra questi due momenti estremi, regista e scenografo, Hans Schavernoch, rispettano l’ambientazione carceraria, ispirandosi alle iscrizioni murarie, lasciate dai prigionieri del carcere della Gestapo a Colonia. L’edizione eseguita è la versione finale, andata in scena a Vienna il 22 maggio del 1814 al Teatro di Porta Carinzia (Kaerntnertor Theater). Il Maestro Barenboim esegue, in luogo della così detta Fidelio-Ouverture, la Leonora 2. Essa è tuttavia più adatta a una sala da concerto che ad essere sinfonia d’opera. Ne anticipa i temi e contiene in sé lo scioglimento dell’opera. Alla nobiltà delle orchestre europee appartiene la Staatskapelle di Berlino, suono scuro e brunito, e si dimostra, se mai ve ne fosse bisogno, interprete ideale del repertorio tedesco, dall’alto di una tradizione che ha origine nel 1600. Di alto livello è il cast, ad eccezione del Pizzarro di Falck Struckmann : Camilla Nylund affronta con la parte di Leonora con personalità e tecnica vocale ineccepibile; Andreas Schager conferisce accenti da “Heldentenor” a Florestan; Matti Salminen, quale Rocco, è sommo e intramontabile artista. Completano felicemente il cast, nei ruoli di Marzelline e Jaquino, Evelin Novak e Florian Hoffmann.
“Fidelio” di Ludwig van Beethoven: Staatsoper Berlino: dal 3 al 28 ottobre 2016; direttore: Daniel Barenboim; regia di: Harry Kupfer; scene di: Hans Schavernoch; costumi di: Yan Tax; interpreti principali: Leonora: Camilla Nylund; Florestan: Andrea Schager; Rocco: Matti Salminen; Pizzarro: Falck Struckmann; Marzeline: Evelin Novak; Jaquino: Florian Hofmann.
- La fotografia ritrae, nel climax del secondo atto, Falck Struckmann-Pizzarro (in piedi) e i protagonisti principali: Camilla Nylun-Leonora ed Andreas Schager-Florestan (crediti fotografici: Staatsoper Berlino; foto di Bernd Uhlig)
- Non esistono più prigionieri. Secondo Harry Kupfer il finale e la musica assoluta di Beethoven si eseguono nella sala grande del Musikverein di Vienna. In primo piano i protagonisti: Camilla Nylund ed Andreas Schager (crediti fotografici: Staatsoper Berlino; foto di Bernd Uhlig)