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Domina

16 Luglio 2021
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di Arianna Di Perna

Domina, una produzione Fifty Fathoms, Albert Sustainable Production e Sky Studios, ideata da Simon Burke, con la regia di Claire McCarthy, David Evans e Debs Paterson racconta l’ascesa sociale e politica di Livia Drusilla (Kasia Smutniak e Nadia Parkes da giovane) passata alla storia come l’unica imperatrice (non sulla carta) donna.
La sua caparbietà e la sua forza di volontà ridefinirono le aspirazioni delle donne del tempo; guidata da un profondo desiderio di vendicare il padre e di garantire la corona ai suoi figli; Livia diventa un esempio in un’epoca in cui potere decisionale ed esecutivo era incarnato dalla figura maschile dell’imperatore.

«A Roma le donne tessono la tela e fanno figli, non diventano imperatrici»

Queste le parole di Livia nelle prime puntate, consapevole di un futuro che non poteva darle potere e lustro ma solo devozione e accompagnamento a un uomo, nel suo caso Gaio Giulio Cesare Augusto (Matthew McNulty).

Livia Drusilla ha plasmato e accompagnato per tutta la vita le decisioni politiche e sociali del suo imperatore, così da essere rispettata e tenuta in considerazione; un’abile burattinaia che ufficiosamente si appropria di un titolo che la legge dell’epoca non poteva darle, quello di imperatrice. La sua astuzia e intelligenza la porta a sposare quando incinta di un altro uomo, Gaio che al contempo aspetta una figlia dalla sua prima moglie Scribonia, che dandola alla luce si ritrova divorziata con una bambina al seguito.
Le vicende vengono narrate riprendendo fatti realmente accaduti nella storia: Livia Drusilla, vittima di una legge indetta da Ottaviano, sposa Gaio per avere agiatezza e per ritornare in possesso dell’ingente patrimonio appartenuto alla sua famiglia di origine (a quel tempo, infatti, i matrimoni erano vere e proprie alleanze tra famiglie). La caparbietà di Livia Drusilla nel raggiungere i propri obiettivi, la renderà una madre presente ma poco amorevole. La grave (per allora gravissima) colpa di non aver mai dato a Gaio un figlio proprio, diventa per lei un ostacolo: per tutta la vita dovrà dimostrarsi all’altezza del ruolo di cui si è investita, senza mai perdere lucidità e controllo.

La scrittura della serie è fluida e scorrevole, c’è una grande attenzione alle relazioni al femminile. L’antagonismo tra Livia, Scribonia e Ottavia (la sorella di Gaio): queste ultime nutrono odio e rancore nei confronti di Livia, e le attrici che le interpretano hanno una recitazione volutamente ostile per richiamare tutto il rammarico nei confronti di ciò che non si possiede, il potere decisionale e, soprattutto, la possibilità di esprimere le proprie competenze e intelligenza. 

La stima e il rispetto tra Livia e la schiava Antigone. Nella storia Antigone protegge Livia e i suoi figli con tutti i mezzi possibili, il loro rapporto muta con il tempo e subisce vari arresti, ma alla fine si ritrovano sempre.

Troviamo un’ambientazione in linea con la storia, la ricostruzione dei personaggi e le loro dinamiche; la struttura dei rapporti interpersonali con elementi storici è sufficientemente veritiera. La storia narra la costruzione di un Impero vista da un’altra prospettiva, quella femminile, che cambia le conoscenze che ne abbiamo. 

Domina, con la grazia e la forza delle due attrici protagoniste, è il racconto, di una moglie, di una madre, di un’amica ma soprattutto di una delle donne più influenti dell’antica Roma.
La storia è conosciuta e riconosciuta, ma qui è sottolineato l’inizio di un duro percorso di indipendenza e parità di genere. La volontà di farsi strada per essere rispettata in quanto donna e quindi di minore importanza, diventa realtà, in una società patriarcale e brutale che alla fine la teme e la rispetta.

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