di Carlo Schiavoni e Carlo Golinelli
Francesco Lanzillotta, romano di nascita, si diploma in direzione d’orchestra e in composizione col massimo dei voti e lode presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Si perfeziona in direzione d’orchestra a New York presso il Bard College sotto la guida di Harold Farberman e assieme George Phelivanian a Madrid.
Viene considerato uno dei più promettenti direttori d’orchestra nel panorama musicale italiano.
Direttore principale ospite del Teatro dell’Opera di Varna in Bulgaria e regolarmente ospite in importanti formazioni orchestrali d’Italia e del mondo, fra le quali: l’Orchestra della Svizzera Italiana, Orchestra Nazionale della RAI di Torino, Orchestra della Haydn di Bolzano, Filarmonica Toscanini di Parma, Orchestra Regionale Toscana, Orchestra del Teatro Filarmonico di Verona, Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, Gyeonggi Philharmonic Orchestra di Suwon in Corea del Sud e alla Sofia Philharmonic Orchestra.
Sempre assieme all’orchestra del Teatro dell’Opera di Varna ha diretto produzioni quali Cavalleria Rusticana di Mascagni, I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, Le nozze di Figaro di Mozart, La bohème e La Tosca di Puccini , La Traviata di Verdi e Carmen di Bizet.
Ha diretto inoltre brani di numerosi compositori contemporanei quali Matteo D’Amico, Marcello Panni, Ennio Morricone, Ada Gentile, Luciano Pelosi, Carlo Galante. Ha collaborato con artisti quali, Ennio Morricone, Franco Maggio Ormezowsky, Ars Trio, Susanna Rigacci, Marco Rogliano, Vincenzo Bolognese, Antonio Salvatore, Massimo Wertmuller, Pino Insegno Michael Bolton e tanti altri.
Dalla stagione 2014/2015 il Maestro Lanzillotta è direttore principale della Filarmonica Arturo Toscanini, che ha diretto, pochi giorni or sono, all’Auditorium di Milano. Il programma si è aperto con il “Concerto per violino e orchestra- The Red Violin” di un compositore contemporaneo quale è John Corigliano, nato a New York nel 1938. Ha brillato, come solista, il primo violino della Filarmonica Toscanini, Mihaela Costea. La seconda parte del programma ha presentato un caposaldo del repertorio sinfonico ovvero la Settima Sinfonia di Beethoven. Il concerto ha dimostrato tutto il valore del suo direttore e l’eccletismo dell’orchestra, che a Parma ha la fortuna di avere casa all’Auditorium Paganini, progettato da Renzo Piano.
Nelle sale da concerto si vedono sempre più teste di capelli bianchi (per i fortunati che ce li hanno ancora) ma ben pochi volti giovani che vengono ai concerti. Come vede il futuro della musica classica e si può fare qualcosa per attrarre più giovani nelle sale da concerto?
Io sono convinto che non sia la musica classica a dover essere svecchiata come molti dicono, anche perché spiegatemi come si dovrebbe fare; dovremmo suonare Beethoven con la chitarra elettrica? No, quello che va cambiato è il modo in cui la musica viene proposta. Siamo oggettivamente fermi ad un’idea di promozione musicale vecchia di 50 anni. Nel frattempo però il mondo è cambiato ed è cambiato il modo in cui i giovani recepiscono un messaggio; non possiamo ignorare quale sia la realtà in cui vivono, siamo noi che dobbiamo entrarci non aspettare che siano loro ad avvicinarci a noi. La convinzione errata che tutto dipenda dall’educazione musicale scolastica è un alibi che ci creiamo per non trovare nuove vie comunicative, è solo una delle problematico non l’unica . Siamo sicuri che cento anni fa tutti coloro che andavano ai concerti avevano studiato?

il Maestro Lanzillotta
Come si approccia ad una nuovo brano mai studiato?
La prima cosa è capire l’estetica, identificare il compositore in questione con l’epoca in cui ha lavorato. Poi si inizia lo studio strutturale e armonico del brano, si passa all’aspetto interpretativo e , infine, a quello puramente tecnico per capire come realizzare tutto quello che si è studiato.
Quale consiglio potrebbe dare ad un giovane aspirante direttore d’orchestra?
Difficile dare consigli, ognuno ha il proprio percorso; quello che mi sento di dire è che quando si vuole fortemente qualcosa e ci si crede realmente, è come se la vita ci presentasse improvvisamente una strada da seguire che va dritta al traguardo. Bisogna avere il coraggio di di percorrerla e la forza di non farsi influenzare da nessuno.
Quali sono i compositori che predilige dirigere? E perché?
Sono tantissimi! Provo a sceglierne 3:
Stravinsky perché è un compositore che non ha solo scritto musica meravigliosa, ha inventato diverse estetiche musicali. Se non ci fosse stato Picasso non esisterebbe il cubismo, se non ci fosse stato Stravinsky non ci sarebbe stato il neoclassicismo, e il mondo sarebbe più povero.
Beethoven perché è l’unico compositore nella storia di cui, a parer mio, non è possibile spiegare razionalmente il processo creativo; la sua mente è talmente superiore che non capiremo mai come, nella sua musica, una semplice scala di do maggiore diventa la cosa più bella mia ascoltata.
Donizetti perché ha un’inventiva estremamente personale, una capacità di gestire l’aspetto armonico decisamente innovativo rispetto al suo tempo e una grande aderenza musicale all’azione scenica.

il Maestro Lanzillotta
E’ importante per un giovane direttore la a possibilità di fare la “gavetta” per affrontare il grande repertorio del teatro in musica?
Certamente è importantissima la gavetta, non solo per l’esperienza musicale ma anche per imparare a gestire una macchina così complessa qual è il teatro.
Quali sono le linee guida che ha seguito in queste stagioni in cui è stato Direttore Principale della Filarmonica Arturo Toscanini?
Il primo progetto è stato incentrato sulla riscoperta dei compositori italiani strumentali del primo novecento, idea che, da quanto vedo, è risultata vincente considerando come, anche in altre istituzioni, gli stessi compositori vengono oramai programmati con continuità.
Ho voluto anche inserire nella programmazione brani che in Europa è possibile ascoltare ovunque mentre qui in Italia no; penso a Pelleas und Melisande Di Schoenberg, Tanz Suite di Bartók, The young person’s guide to the orchestra di Britten etc…
I due punti in questione, a mio parere, servono a dare non solo un respiro europeo e “contemporaneo ” ad un’istituzione Sinfonica ma, ed è cosa ancora più importante, creano a lungo andare un pubblico attivo, un pubblico a cui si dà la possibilità di ascoltare musica che, probabilmente non ha mai ascoltato, ampliando la propria capacità di giudizio e la propria curiosità. Un pubblico che ascolta sempre le stesse cose è destinato a scomparire dalle sale da concerto; sta a noi proporre un’offerta sempre nuova e stimolante.

il Maestro Lanzillotta
E’ importante eseguire in concerto musica d’oggi? Nel concerto milanese ha diretto (e spiegato al pubblico) il “Concerto per Violino” di John Corigliano, composto nel 2003.
Non è questione di importanza o meno, è un dovere etico il nostro. È incredibile ed ingiustificabile che la musica d’oggi sia ancora così poco eseguita in Italia. È sconfortante il paragone con l’estero dove invece non esiste alcun tipo di pregiudizio. Quando si dice che, programmando la contemporanea, il pubblico diserta le sale da concerto ci si crea un alibi per non affrontare la questione. Il nostro lavoro è anche quello di capire come programmare, non solo, dobbiamo capirlo anche in base alla città in cui stiamo lavorando.
Rischiamo di essere gli unici musicisti nella storia della musica ad eseguire solo composizioni di compositori morti. Assurdo.
Ciò che ho fatto con il brano di Corigliano andrebbe fatto ogni volta che si affronta un brano del repertorio contemporaneo; dare delle linee guida al pubblico aiuta alla comprensione e facilita l’ascolto.
Per concludere, quali sono i suoi prossimi impegni? Sappiamo che ha in programma “Rigoletto” in un teatro prestigioso come la Semperoper di Dresda…
Il prossimo anno sarà pieno di debutti, Semperoper, Tokyo, tornerò per due volte in Francia, Budapest con L’italiana in Algeri, un titolo che adoro, sarò in Spagna e poi altri appuntamenti interessanti.