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Ryan Reynolds è Guy

Free Guy: eroe per gioco

di Arianna Di Perna

Free Guy, con la regia di Shaw Levy, già regista di film cult come Una notte al museo e Real Steel, prodotto da Disney e Fox, uscito nelle sale l’11 agosto vede Guy (Ryan Reynolds, Deadpool) alle prese con una vita perfetta, un lavoro in banca, una bella casa, un migliore amico, e ama bere il suo caffè medio.
La sua vita però è una noiosa monotonia, mentre gli altri attorno a lui si corrono e si sparano come se nulla fosse, il protagonista guarda la realtà con gli occhi ingenui di un bambino e fa sempre le stesse cose.

Ryan Reynolds

Free Guy, eroe per gioco. Un frame dal film, dal sito MYmovies

In realtà Guy è un NPC, un personaggio non giocante in un videogioco dove i combattimenti e le rapine sono frutto di persone che giocano, dietro ad un avatar per superare livelli e vincere.
Guy, “tizio” in inglese, un gioco di parole che ne rimarca la natura di uomo qualunque, quando trova i fantomatici “occhiali da sole” indossati solo dagli “eroi”, nient’altro che gli alter ego dei giocatori in carne e ossa, scopre di essere intrappolato in una vita che potrebbe essere migliore e dopo aver incontrato Molotov girl nickname di Millie (Jodie Comer) programmatrice del gioco in questione, rivoluziona la sua vita e ci diventa protagonista in piena regola.
Al posto che uccidere si fa spazio come eroe e salva le persone.

Il film a primo impatto ricorda The Truman Show (1998) dove Truman (Jim Carrey) vive in un mondo costruito apposta per lui, come se tutto il suo mondo fosse un microcosmo da cui non può scappare e sente che qualcosa non va, così come Guy intrappolato in una vita che potrebbe essere migliore. Il riferimento mette in luce un mondo chiuso disegnato da altri, i quali in questo specifico caso, appartengono a loro volta alla società gerarchica dell’industria del videogame; così come era successo in Truman Show dove la libertà era oppressa dal superpotere televisivo.Questo riferimento fa capire allo spettatore di essere schiavi contemporanei di un sistema lavorativo spietato e fazioso delle leggi implacabili della popolarità istantanea. Guy sfugge a questa logica nel momento in cui diventa tecnologicamente irrintracciabile, dove sviluppa una volontà e una coscienza libere.

Free Guy è un richiamo a dare una svolta alla nostra vita controllata e artificiale in cui tutti siamo qualcun altro fuori dalla vita vera e a smettere di essere gente confusa sullo sfondo. Di questi tempi, una parabola necessaria; il film riesce a conquistare lo spettatore perché è un uomo comune, facilmente amabile, è sia la rappresentazione del bravo ragazzo un po’ maldestro sia l’eroe carismatico. Controllato dal computer che prende coscienza di sé, rivaluta la sua monotona routine da algoritmo e si trova a indagare su una frode informatica ai danni di due giovani programmatori, Millie, che interpreta abilmente due parti molto diverse (la programmatrice trascurata e l’avatar della donna sensuale), Joe Keery (Joe Keery, Steve Harrington di Stranger Things) e Taika Waititi, regista di Jojo Rabbit che ha impersonato il Fuhrer come un amico burlone e un po’ goffo (ecco qui la recensione e il nostro punto di vista dello spettatore), qui è l’antagonista dai modi strani ed eccessivi, che ha fatto una fortuna proprio sull’algoritmo di Millie e Joe.

La trama è vista e rivista, ma il prodotto è fresco, ricco di humor e porta in scena il concetto di integrazione e rivalsa nei confronti della vita molto forte; un ragazzo omologato alla società in un mondo che lo vuole uguale a tutti gli altri mostra allo spettatore la piattezza della realtà quotidiana e dimostra che tutto è possibile: quando si vuole una cosa ci si deve battere per averla cambiando la tua esistenza e migliorando te stesso.

Il regista porta in scena argomentazioni puntuali sulla cultura videoludica e sulla sua fruizione; fa divertire con un intreccio narrativo pregno di momenti ironici e assurdi, combattimenti e cacce all’uomo svelando pienamente la visione gaming del film. Free Guy è un titolo convenzionale che tocca il grande pubblico, mettendo insieme un mix di elementi tecnici e contenutistici che lo rendono una bella visione estiva.

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