di Eleonora Attolico
Non capita spesso di incontrare un campione di vela. Uno sport elegante e spettacolare con poca copertura mediatica. Gaetano Figlia di Granara, palermitano e barone siciliano è un trimmer, colui che regola genoa e spinnaker in regata. Una responsabilità che influenza l’andamento della barca. Il suo challenge è quello di “sentire il vento” prima del computer in modo da fare guadagnare quei centesimi di nodi che possono fare la differenza. Fa parte dell’equipaggio di Loro Piana nella categoria Maxi e Super Maxi e, tra Santo Stefano e Capodanno, si trovava in Australia a bordo del Mascalzone Latino per la Sydney-Hobart una delle competizioni più dure. “Avvenga ch’io mi senta tetragono ai colpi di ventura “ scrive Dante nel XVII canto del Paradiso. E tetragono significa solido, fermo, che non trema davanti agli avversari. Un aggettivo che gli si addice. Ha inanellato diverse vittorie nelle regate più conosciute come Les Voiles de Saint Tropez, la Copa del Rey e la Barcolana. Impressionano anche i successi in quelle offshore come la Giraglia Rolex Cup (da Saint Tropez a Genova passando per l’isola di Giraglia a Nord della Corsica ) per non parlare della Hong Kong-Vietnam e della traversata dell’Atlantico, la mitica Atlantic Rally for Cruisers ( ARC). Ha cominciato a undici anni con un corso di vela come molti ragazzini in Sicilia al Club Canottieri Roggero di Lauria, a Mondello. Finite le classi olimpiche non si è più fermato. Il Diploma lo ha preso, tra una strambata e l’altra, all’Istituto Tecnico Commerciale di Palermo Cristoforo Colombo. Un destino anche quello. Ha accettato di raccontare cosa significa essere un gentleman di mare.
Cominciamo dal primo circolo di Mondello: il Canottieri Roggero di Lauria. Come ha contribuito alla sua formazione? Ha avuto un ruolo nel fare di lei un gentleman?
Il Circolo fu fondato all’inizio del Ventesimo secolo dopo la bonifica della palude di Mondello. Per noi ragazzi è sempre stato fatto il massimo, ci misero a disposizione subito barche e allenatori. Prima iniziai con le regionali poi in giro per l’Europa, soprattutto Olanda, Montecarlo e Spagna. Tra i sedici e i vent’anni (oggi ne ha 47 n.d.r. )andavo già in Florida e Giappone. Tutto ciò mi ha dato un’apertura internazionale e l’abitudine a parlare inglese anche se nell’ambiente velico, ora si parla anche spagnolo.
Quali le regate più importanti da seguire in estate ?
La Loro Piana Superyacht i primi di Giugno a Porto Cervo, nello stesso mese la Giraglia. In agosto la Copa del Rey a Palma di Maiorca. In settembre a Porto Cervo ce ne sono altre due: la Rolex Maxi Cup e la Swan Cup. A seguire Les Voiles de Saint Tropez, la Barcolana nel golfo di Trieste e la Middle Sea Race che considero la più bella regata offshore del Mediterraneo perché parte da Malta e fa il giro della Sicilia.
Parliamo di yacht club. Quali sono i più eleganti del mondo?
Il Royal Yacht Squadron sull’isola di White. Esiste dal 1815 e ha un’importanza storica perché vi fu concepita l’America’s Cup. Poi il New York Yacht Club a Manhattan con una sala meravigliosa dove sono esposti i modelli delle barche di tutti i soci. In Italia lo Yacht Club Costa Smeralda, fondato da Karim Aga Khan.
Quali sono gli errori da evitare entrando in questi Yacht club?
Se non si partecipa ufficialmente a una regata, non si entra senza invito. Ci vuole almeno la presentazione di un socio.
Neanche per un drink?
No. Per quanto riguarda il dress code le regole sono semplici: dopo il tramonto banditi pantaloni corti e ciabatte. La divisa classica per la sera consiste in pantaloni chiari, camicia bianca, cravatta scura e blazer blu.
Il blazer con i bottoni d’oro?
No, solo gli ufficiali di Marina possono indossarli. Un altro circolo velico di grande bellezza è il Saint Francis Yacht Club che affaccia sulla baia di San Francisco. Una vetrata magnifica per seguire le regate, vari ristoranti. Qui si incontrano le leggende della vela come Paul Cayard.
In Italia ci sono poche donne sulle barche. Non è così per esempio in Australia o a Montecarlo dove vince spesso la russa Valeria Kovalenko. Pensa che le cose cambieranno anche da noi?
Le donne stanno avendo un ruolo sempre più importante. Soprattutto come timoniere o navigatore. Ho fatto varie regate con loro e mi trovo benissimo. Spesso le portiamo anche per una questione di peso. E’ conveniente.
Cioè ? Ci spieghi meglio.
Sulle monotipo viene imposto un limite : mettiamo 800 chili. Con sette uomini di equipaggio si arriva a 740. A quel punto è peccato lasciare fuori 60 chili e si imbarca una donna. Non è un ripiego. Anzi un vantaggio. Magari è proprio lei a sistemare le vele mentre sono tutti fuori a contrastare il vento. Esegue facilmente manovre in apparenza semplici ma spesso risolutive.
Quali sono i suoi accessori preferiti ?
Non uso spesso i guanti, solo sulle barche piccole dove le cime tirano di più. In quanto agli occhiali da sole scelgo lenti polarizzate perché aiutano.
In che senso ?
Fanno risaltare le differenze di colore nell’acqua e mettono in evidenza le raffiche di vento. A tutti consiglio creme superprotettive e, quando è possibile magliette a manica lunga per proteggersi dal sole.
E per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico?
Segnalo un nuovo brand. Si chiama Sease (un acronimo di Sea come Oceano e di Ease nel senso di libertà, on line sease.it, a Milano la boutique si trova in via Fiori Chiari angolo via Formentini n.dr.) Sono capi in fibre naturali. Oltre a cerate e pantaloni, propongono zaini con il carica batteria a energia solare. E’ una linea elegante . Per le regate più estreme le cerate MUSTO sono imbattibili.
In mare e in regata esistono delle regole di comportamento. Cosa non si deve mai fare nei confronti degli avversari?
Parlerei di avversari solo per quanto riguarda i risultati. Per il resto ci confrontiamo tutti insieme con la Natura. Affrontiamo il mare, il vento e le correnti. Quando un’imbarcazione è in difficoltà la prima cosa da fare è prestare soccorso. E’ fondamentale, anche solo come aiuto morale.
E sulla stessa barca cosa può dare fastidio agli altri membri dell’equipaggio?
Prima regola: rispettare gli altri e lo spazio. Parlare a bassa voce se alcuni riposano. Non ingombrare sostando davanti agli strumenti o peggio, in piedi, davanti all’ingresso che serve per scendere. Inoltre, per chi fa una gita di piacere, non esagerare con le creme sul corpo che macchiano il legno di teak.
Cosa mangiare in barca a vela? Qualche trucco contro il mal di mare?
Tanta gente pensa che, se non si alimenta, non viene il mal di mare. E’ vero il contrario. Non bisogna indebolirsi. Noi stessi ne soffriamo, soprattutto nelle regate offshore quando dobbiamo fare dei cambi di vela in emergenza e quindi saltano i turni, le ore di sonno, i pasti ecc.. Io provo a essere regolare, non uso pillole o cerotti ecc. Bisogna dosare le proprie energie. Quando subentra la stanchezza vengono fuori i caratteri delle persone e si capisce chi è adatto ad affrontare una attraversata lunga ecc…
E il menù?
Cibi secchi. Crackers, pizza al taglio. Anche per contrastare il mal di mare. Noi nelle regate offshore, anche per una questione di spazio e peso, usiamo cibi liofilizzati. Ormai sono anche buoni, tipo il riso al curry o quello al pollo.
Quali le barche più eleganti in circolazione?
My Song, è stata nominata l’anno scorso barca dell’anno. Riconoscimento meritato. E ‘ un 130 piedi (40 metri) di Pigi Loro Piana. Poi date un’occhiata a un Ketch americano che si chiama Rebecca. Infine direi l’Esense, un Wally di 143 piedi. Una barca-attrice…
In che senso ?
E’ stata protagonista del film drammatico a sfondo familiare “Last Summer”. L’interno è firmato da Odile Decq. Infine le J-Class hanno tutte una linea stupenda.
Ha conosciuto Raoul Gardini ?
Non personalmente. Ai tempi del Moro di Venezia, facevo le classi olimpiche ma lo ricordo in barca per averlo visto tante volte. Qualsiasi velista di quel periodo ne ha un ricordo fantastico perché ha fatto tantissimo per questo sport.
E gli armatori di oggi?
Sono pochi quelli con una passione autentica, coltivata sin da ragazzi se non addirittura tramandata da genitori o nonni. Erano così Raoul Gardini e Pasquale Landolfi e oggi ne raccolgono l’eredità Pigi Loro Piana, Dario Ferrari, Vincenzo Onorato. Sanno che per raggiungere risultati ci vogliono sacrifici, dedizione e perseveranza. A bordo con loro l’ambiente è accogliente, paragonabile a una grande famiglia. Hanno quella signorilità che fa sentire l’equipaggio motivato e a proprio agio. Non è un dettaglio.