di Erika Lacava
Una piccola perla nel cuore di Monza, grande, o meglio piccola, 2,29 metri quadrati. È il mimumo, Micro Museo di Monza, che da qualche anno sperimenta una forma espositiva anticonvenzionale.
Lo spazio si trova in pieno centro, una vetrina a due passi dall’intenso e irrefrenabile passaggio cittadino tra le catene di negozi. Ma prendendo la via che corre lateralmente al Duomo, la casa che si scorge, e il suo aspetto, hanno una quiete irreale.
Il mimumo è situato di fronte all’ingresso del Museo del Duomo e del suo Tesoro, al piano terra della Casa della Luna Rossa, così chiamata per via del bassorilievo a forma di luna, antico stemma della cittadina monzese. L’edificio, che dai dati storici risulta risalire al XXIII. è l’edificio civile più antico di Monza ed è ora di proprietà di Luca Acquati, architetto appassionato d’arte che, con Felice Terrabuio ha dato vita, nel 2014, al mimumo.
Uno spazio espositivo alternativo, in cui, a differenza del mmuseumm newyorkese (6 metri quadrati ricavati tra le porte di un montacarichi) e del milanese art.box (18 metri quadrati di box auto) non si può entrare. Al mimumo infatti possono accedere soltanto gli artisti durante l’allestimento, per poi chiudere la porta e contemplare, dall’esterno, la loro opera in vetrina.
Al mimumo sono passate opere di ogni genere: una lunga fotografia di Enrica Passoni di gente di fronte al mare che si confonde con il riflesso dei passanti, una scultura di veli inamidati di Federica Ferzoco, i disegni di Maria Luisa Conserva a tutto campo sulla vetrina, le 43mila cannucce tagliate di Andrea Polenghi… Dal mimumo son passati grandi nomi, da Elio Fiorucci ad Alessandro Mendini, tanto quanto piccoli e poco noti artisti locali che in questo micro-spazio ritrovano il senso vero dell’esporre.
- mimumo, mostra di Enrica Passoni, agosto 2017
- mimumo, work in progress di Maria Luisa Conserva, aprile 2017
Il mimumo si costituisce infatti come semplice vetrina, senza velleità da galleria e bramosie commerciali, collocandosi fuori da ogni regola del mercato dell’arte. E la modalità di scrittura del nome, con le minuscole, bene interpreta questa scelta. Qui si espone essenzialmente ciò che piace ai due curatori, Terrabuio e Acquati, e lo si espone soltanto per il pubblico godimento dell’opera.
Un semplice gesto dietro a cui sta un grande intento, la liberazione dell’opera d’arte, dal momento in cui ogni muro, ogni barriera strutturale tra l’arte e lo spettatore vengono annullati. Qui infatti non ci sono orari di apertura e nessuna festa che ne imponga la chiusura. Al mimumo non c’è nessuno che dà il benvenuto al pubblico perché è l’arte stessa, in prima persona, a farlo senza mediazioni. Una sorta di riforma protestante per l’arte, e al tempo stesso un ritorno alle origini.
Visibile dall’esterno, in questo strano contesto d’epoca aggettato alla Monza di oggi, il mimumo incoraggia a tornare alle origini della fruizione artistica, riportata come ai tempi dei Greci sotto gli occhi di tutti e alla portata di ognuno, per tornare ad essere cosa pubblica.
- Felice Terrabuio
- Luca Acquati
- Vittorio Raschetti
Felice Terrabuio è l’anima del mimumo. Instancabile, architetto d’interni e artista egli stesso, la sua vocazione e il suo passato lo portano a dare oggi agli artisti, giovani o meno giovani, la possibilità di esporre cercando costantemente nuove possibilità installative. Il mimumo, infatti, è solo uno dei progetti gestiti da Terrabuio insieme a StreetArtPiu, associazione di cui è socio fondatore con Luca Acquati e altri architetti, artisti, designer e a Roberto Spadea, imprenditore artista che offre all’associazione parte del suo studio come sede. L’intento di StreetArtPiu è portare l’arte nelle strade per renderla fruibile a tutti e, al tempo stesso, per riqualificare luoghi abbandonati e restituirli “ristrutturati” alla collettività.
Il dialogo con l’amministrazione pubblica è determinante per individuare aree dismesse e far nascere progetti collaborativi. Uno tra tutti, quello recentemente promosso dal Comune di Monza che ha affidato a StreetArtPiu sei dei dieci murales realizzati su muri pubblici, commissionando gli altri quattro ai due licei monzesi. Con questo progetto Terrabuio ha avuto modo di dedicarsi nuovamente alla pratica sviluppata in gioventù, negli anni ’70. Un precursore quindi della Street Art italiana, con la differenza di aver sempre preferito ai muri le palizzate in legno dei cantieri, per una gestualità espressiva meno aggressiva e felicemente temporanea.
Altre due le operazioni in cui è coinvolta StreetArtPiu: Casa Novecento e AnimaMinimaContemporanea. Come il mimumo, anche Casa Novecento è situata nel centro storico di Monza: un palazzo degli inizi del secolo scorso, in stile liberty, ristrutturato e adibito ad abitazioni private e negozi. Uno di questi negozi a due vetrine è dato in comodato d’uso a StreetArtPiu, che l’ha destinato a laboratorio per gli artisti che vogliono sperimentare lavorazioni su grandi dimensioni, permesse da un soffitto “all’antica” alto 3,70 metri. E da laboratorio, naturalmente anche Casa Novecento si è trasformata in luogo espositivo, mettendo in mostra periodicamente i risultati di questi soggiorni temporanei. A metà giugno verrà qui inaugurata una collettiva di giovani artisti dell’Accademia di Brera.
Più strutturato in termini curatoriali è invece il contesto di AnimaMinimaContemporanea, progetto sviluppato in sinergia con il Comune di Triuggio nella ex Chiesa medievale di San Biagio, in località Tregasio. La chiesa, risalente al 1289, dopo anni di abbandono è stata magnificamente ristrutturata dal sindaco di Triuggio, architetto, con un restauro al tempo stesso conservativo e innovativo che vede mantenuta l’antica struttura in mattoni a vista combinata con inserti in vetro, una porta trasparente e una copertura a cupola piramidale, che lascia scorgere liberamente il cielo.
In questo luogo particolarissimo, ancora permeato del fascino del sacro, si è innestata insieme alla contemporaneità architettonica anche quella artistica, che ha dato vita a progetti espositivi a cui sono stati chiamati a collaborare Felice Terrabuio e Vittorio Raschetti, altro socio fondatore di StreeArtPiu, giornalista e critico d’arte. Alla particolarità del luogo, la suggestione e la magia che emana, si aggiunge la cura di progetti site specific, alcuni dei quali sviluppati in collaborazione con gallerie d’arte, con risultati particolarmente riusciti.
- Gestazione, Andrea Cereda AnimaMinimaContemporanea,novembre 2017
- 415 Anime Innocenti, Giovanni Ronzoni, AnimaMinimaContemporanea
Tra le installazioni più interessanti, la “Gestazione” in lamiera e gomma di Andrea Cereda, con il suo accennare lieve al meccanismo di nascita e crescita in un involucro al tempo stesso naturale e anomalo, i 379 steli in ferro di Sonia Scaccabarozzi, esili frammenti di anime in ferro rivolte al cielo, e le “415 Anime Innocenti” di Giovanni Ronzoni, targhette e macchie rosse, sacre e allo stesso tempo sacrificali.
Un esito suggestivo per questo luogo che porta il nome importante di un testo di Lyotard sugli sviluppi del bello e del sublime kantiano. E cosa c’è di più sublime che vedere, parafrasando Kant, il cielo stellato sopra di me e l’opera d’arte intorno a me?