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Il mio amico in fondo al mare. Il punto di vista dello spettatore

di Miki Solbiati e Noemi Stucchi

È una storia d’amore platonica ma non troppo tra l’esploratore marino e un polpo che ricorda i documentari di Jacques Cousteau. Bellissimi i fondali marini con i pesci colorati e le alghe della foresta di kelp che cresce in fondo al mare.

Un amico in fondo al mare è la storia di un’amicizia profonda tra un polpo e un uomo, è molto commovente quando il polpo gli prende la mano e si toccano a mani nude, perché l’esploratore si immerge negli abissi senza bombole.
Craig Foster sa di essere uno spettatore e decide di guardare senza interferire con gli eventi della natura, nel rispetto più profondo per il ciclo e le dinamiche degli esseri viventi.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA-  Photo Credit: Netflix

Craig avrebbe potuto arrendersi alle prime difficoltà ma si immerge nelle acqua gelide dell’Oceano Atlantico per ritrovare se stesso. A contatto con la natura, impara a conoscere gli abitanti del mondo sottomarino.
Si può dire che l’amicizia con un esemplare di polpo femmina gli ha salvato la vita, anche nei sui rapporti umani e famigliari.

Il mio amico in fondo al mare è una storia di amicizia che viene costruita giorno dopo giorno sulla fiducia reciproca, ma è anche una storia che parla dell’amore e del legame tra genitori e figli.
Raccontando in prima persona l’esperienza trascorsa, mostra allo spettatore ciò che ha imparato: un profondo rispetto per la vita in ogni sua forma.

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