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Intervista al soprano Roberta Mantegna

10 Ottobre 2018
2.123 Views
di Carlo Schiavoni e Carlo Golinelli

Soprano siciliano, classe 1988, Roberta Mantegna nasce a Palermo e già ad 8 anni partecipa nel coro di voci bianche nelle stagioni della Fondazione Teatro Massimo di Palermo.
Consegue il diploma in Pianoforte nel 2009 al Conservatorio “V.Bellini” di Palermo e successivamente nel 2010 il diploma in Canto Lirico. Prosegue quindi i suoi studi con il biennio di specializzazione al Conservatorio “N.Piccinni” di Bari nel 2015.
Vincitrice di concorsi quali il secondo premio al “XXVII Concorso Lirico internazionale Iris Adami Corradetti”, il secondo premio e il miglior premio voce femminile al “XVII Concorso Internazionale Umberto Giordano”.
Lavora dal 2013 al 2015 come artista del coro alla Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari partecipando a diverse produzioni. Successivamente decide di trasferirsi a Roma per svolgere il training on the job “Fabbrica Young Artist Program”, progetto del Teatro dell’Opera di Roma.
Ultimamente reduce da un’esperienza eroica che l’ha vista sostituire all’ultimo momento la cantante Sonia Yoncheva nella parte di Imogene nel secondo atto de “Il pirata” di Vincenzo Bellini al Teatro alla Scala. Sorpresa in un debutto inaspettato è stata premiata da grandi applausi anche dai loggionisti più scorbutici.
Figura promettente nel panorama lirico italiano Roberta Mantegna spicca per vocalità decisa e coloratura drammatica, che le ha permesso di intraprendere i ruoli più ardui quali Norma o la appena citata Imogene, figure su cui si sono misurate le più grandi interpreti.
L’abbiamo vista inoltre in produzioni quali “I masnadieri” al Teatro dell’Opera di Roma e Maria Stuarda sempre al Teatro dell’Opera di Roma.

Che ruolo ha avuto nella sua formazione la “Fabbrica” dell’Opera di Roma?

È stata fondamentale per l’avvio della mia carriera. Mi ha permesso di imparare da grandissimi artisti di cui si fregia il Teatro dell’Opera di Roma e che mettevano volentieri a disposizione di noi giovani la loro esperienza elargendo preziosi consigli. Studiare con loro e vederli lavorare è stata una grande scuola, come anche scoprire i segreti della grande macchina del teatro sotto un altro punto di vista; mi ha insegnato quello che è il “galateo” dell’artista traghettandomi da studentessa a professionista. La Fabbrica infine è stata indispensabile a temprare il mio carattere e la mia forza d’animo. Requisiti fondamentali per questo mestiere al pari del talento e che rischiano di diventare un limite per giovani anche molto talentuosi. È stata un grande banco di prova che una volta superato aveva già delineato i tratti fondamentali di quella che sarei stata come artista in questi primi anni.

Roberta Mantegna

Roberta Mantegna

Può raccontare ai nostri lettori come si è svolto il suo debutto improvviso al Teatro alla Scala per il secondo atto de “ Il Pirata”?

È stata una grande avventura che porterò sempre nel cuore. Mi trovavo in teatro come cover di Sonya Yoncheva ma mai avrei pensato di entrare in scena. La mia giornata era stata piena di impegni e pensavo che sarei stata avvisata per tempo in caso di necessità per cui ero certa andasse tutto liscio come sempre. In teatro avevo studiato e stavo cenando proprio mentre cominciava l’opera. Proprio durante la mia cena fui interrotta da una chiamata che mi metteva in allerta su un malessere della mia collega, che però sentivo cantare attraverso l’altoparlante del teatro. Mi agitai un attimo, andai in camerino ad aspettare notizie ma sentivo scorrere il primo atto al meglio, come sempre, per cui pensai fosse stato un falso allarme. Durante l’intervallo invece cominciò il via vai in corridoio ma nessuno che mi dava notizie finché in solo 5 minuti la situazione si è ribaltata. Mi hanno comunicato che avrei cantato, mi hanno vestita,truccata e accompagnata in palco, tutto in meno di dieci minuti, e io tra una risata sbalordita, una isterica e una felice sono entrata prepotentemente nel ruolo e ho affrontato il secondo atto di un’opera monumentale come Il Pirata di Bellini. Credo che l’incoscienza e la semplicità nel sorprendermi, come una bambina al luna park dell’esistenza mi abbiano salvato in questa situazione. È stata la più bella montagna russa della mia vita.

Roberta Mantegna

Roberta Mantegna ne “Il Pirata” (ph. Brescia/Amisano)

In questi giorni è impegnata al Festival Verdi a Parma nel “Le Trouvère”. Che particolarità ha la versione francese de “Il Trovatore?

Nello specifico ha prima di tutto l’inserimento delle danze come da gusto francese e l’assenza della cabaletta nella seconda aria di Leonora. Ha inoltre delle cadenze belcantiste e un finale diverso dalla versione Italiana. La metrica francese delinea dei personaggi, a mio avviso, più dolci, facendo risaltare la parte romantica di quest’opera e mettendo in ombra le parti più cruente.

Roberta Mantegna

Roberta Mantegna ne “Le Trouver” (ph. Lucie Jansch)

Possiamo sperare di risentirla alla Scala, magari proprio nei “Masnadieri” di Verdi che ha affrontato al Teatro Costanzi? Quali sono i suoi impegni futuri?

Credo che sia naturale il desiderio di tornare a cantare alla Scala nei prossimi anni e spero che ciò si concretizzi. Per quanto riguarda I Masnedieri, avrò la fortuna di cimentarmi nuovamente in quest’opera sotto la direzione del Maestro Abbado a Valencia all’inizio del 2019. Sarò poi Aida alla Fenice di Venezia ed Elisabetta, nel Don Carlo, a Madrid. Il 2019 mi regalerà quindi anche nuovi debutti impegnativi che spero di affrontare al meglio.

Roberta Mantegna

Roberta Mantegna

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