di Miki Solbiati
“La pazza gioia” di Paolo Virzì è un film che tratta il disagio psichico di due donne, Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti), ritenute socialmente pericolose. Storia bellissima e attuale dove Beatrice interpreta un’ euforica nobildonna caduta in disgrazia che vive ancora nel ricordo del lusso a cui era abituata e che dispensa continuamente consigli alle altre donne della comunità pur non riuscendo a instaurare nessun rapporto di amicizia con nessuna di loro e Donatella, invece, una madre infelice con la depressione maggiore. La pazza gioia descrive un mondo femminile “dal basso”, contraddistinto da persone apparentemente deboli che la società rinchiude perché ritenute pericolose.
Virzì rende molto bene le comunità di recupero dei giorni nostri, con anche i loro limiti, e questa fuga delle due donne in macchina in cerca di felicità simboleggia un po’ la gioia a cui aneliamo tutti noi.
Un film sulla pazzia come elemento di fuga dalla realtà e dagli schemi rigidi che la realtà (e, per estensione, la società) impone ai singoli individui. La fuga di Beatrice e Donatella rappresenta dunque quella ricerca della felicità che nessun farmaco potrà mai dare.
Si ride e si piange, in un magnifico paesaggio della Toscana, con costumi dai colori ricercati in un finale che dà speranza.