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La scuola cattolica

di Noemi Stucchi

La scuola cattolica è un film che non lascia indifferenti.
L’episodio raccontato è quello del massacro del Circeo, un fatto di cronaca agghiacciante che risale al 1975. Chi c’era se lo ricorda: il caso di due ragazze brutalmente seviziate da un gruppo di liceali, ragazzi della Roma bene, che vennero ritrovate nel bagagliaio di un’auto. Una delle due donne sopravvisse…

La scuola cattolica è un film di Stefano Mordini presentato Fuori Concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia (leggi di più). Prodotto da Warner Bros e Picomedia, il film è tratto dal romanzo omonimo Premio Strega 2016. L’autore del romanzo, Edoardo Albinati si sofferma quasi con fare antropologico su un’ambientazione che conosce bene, quella del Liceo classico San Leone Magno di Roma. Una scuola rinomata che ha frequentato da ragazzo, la stessa da cui provengono i carnefici.

Così il film di Stefano Mordini parte da qui, dall’educazione di questi ragazzi. La scuola cattolica è, oltre al racconto dei fatti accaduti, un’analisi della condizione sociale e dei valori che hanno portato i carnefici ad esserlo. E ad essere sconcertante è il clima di estrema libertà di una Roma per bene.

Sì, perché all’interno del liceo impareremo a conoscere il gruppo dei compagni di classe. Compagni al maschile, perché il racconto fa vedere una scuola dove non ci sono donne, rilegate al di fuori del processo educativo mostrato. Il messaggio passa: l’educazione è maschile o, almeno, divisa per generi.
Al di là della connotazione religiosa (sentita sinceramente sola da alcuni e non oggetto di indagine nel film), la scuola cattolica si fa portavoce dell’educazione italiana di quegli anni portando con sé alcune convenzioni sociali come la distinzione di genere alla base di ogni pregiudizio e sopraffazione.

Per tre quarti del film vedremo l’educazione di questi ragazzi in un clima post sessantottino di piena libertà, di finte regole, di crisi di valori anche nel rapporto con il mondo adulto. Un mondo, quello dei grandi, che fa finta di non vedere.

Il film inizia con una voce fuori campo, quella di un compagno di classe, che parla in prima persona. La voce rende esplicita e rimarca (anche troppo) ciò che viene mostrato nelle scene, corpi nudi per la  forgiatura fisica del maschio.

Credits: @Picomedia. Foto: Claudio Iannone

Ciò che segue la lezione di nuoto è un escalation. Conosciamo i personaggi uno ad uno, all’interno e al di fuori della scuola. Li conosciamo soprattutto come persone che insieme formano un gruppo, quello della classe.  Il film mostra quelle dinamiche di potere che si vengono a creare: dal rituale fino all’ estremo omicidio di gruppo, dal capo branco a serial killer.
Uno slogan di fratellanza e appartenenza, quello urlato da Izzo dopo aver commesso l’omicidio: “Amici della morte e nella morte”. Un’altra frase che rimane in testa? “Tutta questa aggressione doveva essere sfogata”.
È con questa lunga introduzione che lo sguardo dello spettatore viene accompagnato alle scene finali dedicate ai fatti di cronaca.

Dall’età adolescenziale al mondo adulto, La scuola cattolica dovrebbe essere una storia di formazione che porta allo sviluppo dei protagonisti; ma in questa occasione sono proprio loro a trasformarsi nei mostri, e purtroppo non è una fiaba. Per questi ragazzi lo stupro non è altro che non un rito estremo non dissimile a quelle  dinamiche di dominio e autoaffermazione. Non sorprende quindi che anche tra gli aguzzini ci sia un capo che detta legge e comanda ai compagni cosa fare. Lui, Andrea Ghira, arriverà solo alla fine del film ed è interpretato da Giulio Pranno, bravissimo attore che abbiamo scoperto in Tutto il mio folle amore di Salvatores (leggi la recensione) e Comedians (scopri di più). Gli altri sono Angelo Izzo (Luca Vergoni) e Gianni Guido (Francesco Cavallo) mentre le vittime sono Donatella Colasanti (Benedetta Porcaroli) e Rosaria Lopez (Federica Torchetti). La prima è l’unica ad essere sopravvissuta. Nel  cast anche Valeria Golino e Riccardo Scamarcio nel  ruolo dei genitori.

Francesco Cavallo e Riccardo Scamarcio in La Scuola Cattolica

Francesco Cavallo e Riccardo Scamarcio. Credits: @Picomedia. Foto: Claudio Iannone

Il film è stato censurato ai minori. È vero, è un film da cui si rimane turbati e non ne consiglio la visione a cuor leggero; eppure non si può dire che non sia un film che tutti dovrebbero vedere.
Perché far vedere al cinema un fatto di cronaca del 1975? Com’è cambiata l’educazione, se è cambiata?
Esiste ancora oggi la distinzione di genere? Domande a cui si può rispondere con una sola parola, coniata in questi anni: femminicidio.

Che fine hanno fatto gli assassini? Il film chiude con due righe in bianco su sfondo nero, riportando i fatti di cronaca.
Viene così ricordato cosa successe nella realtà.  Con riduzione della pena, Gianni Guido è libero dal 2009; Andrea Ghira ha vissuto da latitante ed è morto in Marocco nel 1994; Angelo Izzo, uscito di prigione nel  2005, è tornato ad uccidere due donne.

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