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Lasciami andare

16 Ottobre 2020
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di Noemi Stucchi

Tratto da un romanzo del 2012 You Came Back (“Sei tornato”) di Christopher Coake, Lasciami andare è stato presentato alla Biennale Cinema di Venezia e scelto come film di chiusura, una produzione di Warner Bros. Entertainment Italia e Picomedia.
Dopo Il testimone invisibile (2018) e Gli infedeli (2020), il regista Stefano Mordini porta sul grande schermo un thriller psicologico dai tratti noir, percorrendo una via non comune per il cinema italiano.

Siamo in inverno, in una Venezia tutta allagata lontana dal fremito del turismo. L’aspetto melanconico di questa Venezia si riflette anche nelle parole di Marco, il protagonista interpretato da Stefano Accorsi che di mestiere fa l’ingegnere edile: «Stiamo lavorando per tenere a galla una città che sta sprofondando».

La vicenda è ambientata in una grande e decadente abitazione che ha una particolarità tipica delle case veneziane. Secondo lo stesso principio della camera oscura, attraverso le persiane, traspare il riflesso del Canal Grande. Proiettandosi sulla parete, il gioco di luce riesce a dare forma ad immagini fluttuanti come spiriti.
Sono passati diversi anni da quando Marco e Clara (Maya Sansa) hanno vissuto in quella casa insieme al piccolo Leo. Ora, dopo il divorzio, i due sembrano essersi rifatti una nuova vita. Tra i motivi che hanno portato alla rottura ci sono tutti quei sensi di colpa per la perdita di un figlio, del piccolo Leo, morto in un incidente proprio sulle enormi scalinate di casa.

Se Clara non riesce ad andare avanti, Marco invece aspetta un figlio da Anita, la nuova e affascinante compagna interpretata da Serena Rossi.
Per Marco si prospetta una nuova serenità quando, all’improvviso, il passato torna a chiedere i conti.
Nella vita di Marco irrompe Perla Gallo (Valeria Golino), un’imprenditrice misteriosa che ora abita in quella casa. Il figlio della nuova proprietaria infatti dice di aver visto un bambino nella sua cameretta. Lo spirito di Leo sarebbe arrabbiato per la presenza dei nuovi inquilini e vorrebbe vedere di nuovo insieme i suoi genitori.

Ognuno verrà messo alla prova dall’assurda verità. I personaggi sono delineati con precisione, credibili e mai  sopra le righe. Merito del film è di riuscire a sviluppare una ricerca identitaria con equilibrio tanto da poter immedesimarsi e comprenderne le diverse reazioni dei personaggi.

Marco è combattuto tra due donne che incarnano due vite senza punti in contatto, il legame con il proprio passato e il salto verso il futuro. Sembra pronto per ricominciare con un nuovo amore ma qualcosa lo trattiene e la notizia di Perla Gallo lo costringerà a scavare a fondo. Marco è un personaggio combattivo che riesce ad uscire da un periodo buio frequentando un gruppo di alcolisti anonimi tra cui spicca la figura di Gloria (Antonia Truppo). Alla ricerca della verità,  si rivela capace di prendere decisioni importanti con estrema razionalità.

Se  all’inizio Marco non può crederci, a fare da contrappunto è l’istinto materno di Clara che si aggrappa all’unica possibilità di poter riavere suo figlio.  A partire dalla comune perdita di un figlio, tra di loro tornerà ad esserci un dialogo.

Spesso la camera di ripresa è portata a mano, con un effetto volutamente traballante che rispecchia il movimento interiore dei personaggi. Viene data estrema attenzione ai primi piani, alla luce e ai volti in penombra, percorrendo la via del ritratto psicologico. Accorgimenti che caratterizzano la sceneggiatura di Stefano Mordini, Francesca Marciano e Luca Infascelli e la fotografia di Luigi Martinucci.

Con una trama non priva di colpi di scena, Lasciami Andare ricalca la struttura narrativa del racconto aperto lasciando la possibilità di una doppia interpretazione. Due donne, due personalità, due finali: due chiavi di lettura e un giallo da risolvere.

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