di Silvia Celesti
È un inizio d’anno all’insegna dell’amore che scricchiola, delle storie sentimentali che non resistono, che vacillano fino all’irreparabile. D’altra parte le statistiche parlano chiaro: il 10% delle coppie stabili non è uscita indenne dal primo lockdown, sperimentando una crisi compromettente, il 33% ha attraversato problemi meno forti, ma comunque inattesi.
Ed è di questo che parla Lasciarsi un giorno a Roma presentando una riflessione sul trauma della rottura, sullo spaesamento di una crisi di coppia che pone interrogativi su di sé e sulla persona che si pensava di conoscere.
La storia di Lasciarsi un giorno a Roma è quella di Tommaso (Edoardo Leo) uno scrittore romantico e autentico che scrive di storie d’amore, dà consigli su una seguitissima rubrica del cuore e vive con disagio le regole commerciali dell’editoria e della sua fidanzata Zoe (Marta Nieto) affermata e spietata manager di un’azienda di videogiochi.
I due convivono da dieci anni in un equilibrio molto pacato, di rispetto, tranquillità, nessun litigio o screzio e pochissimo dialogo. Arriva il lockdown imposto dalla pandemia e qualcosa nella loro routine si incrina… o meglio, qualcosa si incrina per Zoe che un giorno, ignara del fatto che Tommaso scriva per una rubrica del cuore, manda una lettera proprio a quella rubrica, spiegando di non essere più innamorata e chiedendo consigli al riguardo.
È così che Tommaso, alias García Marquez, scopre la dura verità, ancora innamorato di Zoe non si dà pace e vuole capire cosa sia successo al loro rapporto. I due inizieranno quindi a intrattenere una fitta corrispondenza, nella quale Zoe si aprirà svelando un mondo di sentimenti e pensieri del tutto sconosciuti a Tommaso.
Parallelamente a questa storia d’amore, si sviluppa quella di Elena (Claudia Gerini) sindaca di Roma e Umberto (Stefano Fresi) vittima sacrificale di un equilibrio sentimentale, domestico e quotidiano cucito sulle esigenze della moglie.
In questa coppia è Umberto che non ne può più. Non ne può più di fare il vicepreside di un istituto quando vorrebbe continuare a fare il lavoro che ama, quello dell’insegnante. Non ne può più di adoperarsi per ogni necessità familiare, compresa quella di accudire emotivamente, e non solo, una figlia che soffre della mancanza della madre. Non ne può più di dover fingere e recitare quando esce di casa per rispettare una serie di etichette e formalità richieste dal ruolo di potere della moglie. E infine non ne può più di Elena, persona, ai suoi occhi, irriconoscibile, mutata da un successo e da un incarico che la rendono algida, distratta, insensibile ai sentimenti di chi le sta vicino, lontana dalla giovane e romantica ragazza che aveva conosciuto.
Peccato per la tendenza alla caricatura dell’emancipazione femminile nello stereotipo della donna in carriera, cinica e scostante, e di come essa venga vissuta all’interno della coppia. Per il resto il film mette insieme scelte di regia, fotografia, scenografie e interpretazione ben riuscite. Roma è superba e incantevole nella sua solitaria condizione post lockdown. La pandemia aleggia nel film come qualcosa di cui si registrano le conseguenze, ma non più incombente.
Le interpretazioni sono brillanti, non ridondanti e lo spirito del film è comune agli altri di Leo, lieve anche per parlare di realtà amare e con quella chiave di lettura che ci accompagna dall’inizio del film presentandoci i titoli dei capitoli con definizioni contrapposte di uno stesso termine, a suggerirci che tutto può avere un doppio significato, e che non sempre bisogna cercare un lieto fine alle cose perché forse è proprio quello il vero lieto fine.
Lasciarsi un giorno a Roma è in onda dall’1 gennaio su Sky e in streaming su Now.