da un’ idea di Miki Solbiati
Paolo Golinelli e Margherita Sala classe 1964, si sono laureati al Politecnico di Milano, dove Paolo è stato un professore a contratto in un Laboratorio di Progettazione Architettonica. Margherita è dottore di ricerca in Composizione Architettonica.
Insieme nel 1992 fondano lo studio Golinelli Sala Architetti Associati, a Milano, che si occupa di diverse realizzazioni vincendo anche numerosi concorsi. I due architetti seguono lo sviluppo dei progetti dalla fase preliminare di progettazione fino alla realizzazione; lo studio dei luoghi in cui si inserisce il progetto, l’ analisi delle richieste del committente, lo studio di tutti gli aspetti fino allo sviluppo dei dettagli costruttivi, sono sempre volti alla ricerca di qualità e coerenza. Sempre rivolto all’ innovazione, lo studio coordina un gruppo di collaboratori, professionisti e maestranze. Paolo Golinelli è anche designer e ha disegnato prodotti per molte aziende.
Le vostre formazioni prima dell’Università di Architettura di Milano?
Ci siamo formati in scuole dove l’architettura non era presente se non negli edifici antichi durante le lezioni di storia dell’arte. Ma proprio in quegli anni si è venuta formando e consolidando l’idea di voler trasformare lo spazio in cui si vive con progetti di luoghi e oggetti. Il liceo classico (Margherita) e l’Istituti tecnico (Paolo) hanno formato il nostro pensiero e hanno (forse anche per la loro disattenzione verso l’architettura) acuito in noi il desiderio di affrontarne lo studio. Mentre lavoriamo riconosciamo sempre, e ne sorridiamo, l’approccio astratto o tecnico delle nostre diverse formazioni.
Quando avete deciso di aprire uno studio insieme?
Entrambi avete insegnato all’Università?
Sì, al Politecnico di Milano, nella sede del Campus Leonardo in corsi di Composizione e Progettazione. Il lavoro dell’insegnamento universitario porta a verificare tutte le diverse possibilità di sviluppo di un’idea. La revisione dei progetti degli studenti acuisce le capacità critiche e pone di fronte alle ricadute che scelte diverse possono avere sulla realtà dei luoghi.

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Raccontate alla rivista qualche vostro progetto che vi ha visto lavorare insieme o separatamente.
Ci piace ricordare uno dei primi progetti di interni che lo studio ha fatto e che ha segnato un punto di partenza per una serie di lavori che hanno abbiamo realizzato in seguito. Si trattava di trasformare un appartamento milanese in un edificio ricostruito nel dopoguerra.
In questo lavoro abbiamo messo a punto tre concetti sui quali ci piace lavorare: aprire lo spazio e mettere in relazione i locali fra di loro, scegliere materiali semplici e di costo contenuto ma utilizzarli in modo sapiente, realizzare un insieme cromatico sul quale possano sovrapporsi gli oggetti della casa e nel quale poche eccezioni di colore costituiscono gli elementi di discontinuità. Ancora oggi lavoriamo su questi temi. (foto 1a)
Paolo Golinelli è anche designer. Ci racconti la tua esperienza e i tuoi progetti futuri?
Oltre all’esame al Politecnico con Achille Castiglioni la mia formazione professionale nel campo del design è stata nello studio di Makio Hasuike. L’approccio al design di progetti per la grande industria mi ha portato a considerare una dimensione diversa rispetto a quella dell’architettura. I miei progetti di design si sono poi spostati principalmente verso il settore del mobile: le sedie sono diventate così un tema privilegiato. Recentemente ho disegnato la sedia Sundance per De Padova (foto2) e all’ultimo Salone del Mobile è stata presentata una sedia per il marchio Tuna. Molti degli oggetti che ho disegnato sono stati esposti nella mostra “ Paolo Golinelli designer, quindici progetti raccontati” alla Facoltà di Disegno Industriale di Firenze nel giugno del 2015.

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Per Margherita Sala è molto importante la Sicilia. Quali opere architettoniche realizza in questa splendida terra?
Sì, la Sicilia è un luogo che conosco ormai molto bene. Ho origini siciliane da parte di mia madre e da bambina passavo uno dei mesi estivi in Sicilia. Era la mia vacanza preferita, attesa per tutto l’anno. In Sicilia abbiamo realizzato numerosi progetti in due zone diverse: verso nord, nella zona di Messina, e a sud nella regione del barocco siciliano. La maggior parte dei lavori hanno riguardato abitazioni ma ci è capitato anche di progettare una piccola galleria di arte contemporanea. E’ facile per noi progettare e costruire in Sicilia perché la bellezza dei luoghi e la generosità delle persone con le quali lavoriamo sono un elemento fondamentale per la realizzazione di un’idea.

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Come conciliate la famiglia con un lavoro così impegnativo? Tempo fa abbiamo deciso di avvicinare casa e studio e questo ci ha molto facilitato. In questo modo siamo stati più vicini ai nostri due figli e li abbiamo sostenuti nella crescita facendogli sviluppare il senso di responsabilità e la capacità di considerare le loro inclinazioni un elemento di valore. Cerchiamo di affrontare la sovrapposizione degli impegni con mente aperta valutando, di volta in volta, qual è la soluzione migliore. Ormai, avendo figli grandi, l’organizzazione della nostra famiglia è diventato più semplice…

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Per Margherita Sala, la casa che ha realizzato a cui tiene di più?
Sono molto legata a tanti progetti. Il momento di messa a punto dell’idea è quello che più mi interessa, quando tutte le intenzioni vengono portate all’interno di progetto che fa della coerenza la sua sostanza: in quel momento lo spazio prende forma e le ulteriori scelte che si fanno devono rafforzare con chiarezza l’idea iniziale. Tutto poi va comunicato in modo che diventi il tema per cui tutti lavorano, va mostrato e spiegato ai clienti in modo che ne capiscano le ragioni.
Il progetto appena costruito ha comunque sempre un valore particolare perché rappresenta il punto a cui si è arrivati nel lavoro. Ho recentemente curato il restauro di un palazzo nel centro antico di Ragusa, un bel edificio dell’inizio del ‘900, nel tempo stravolto da una serie di sovrapposizioni che ne bloccavano lo spazio. Ho riaperto percorsi e collegamenti interrotti fra la casa, il cortile e il giardino, aperto vedute inaspettate, creato servizi senza intaccare i grandi volumi dei locali del palazzo. Ho conservato gli elementi di valore nella finiture e in particolare ho mantenuto il pavimento originale in nera pietra pece portandolo anche nei locali in cui era stato rimosso. (foto 4a e 4b)
Per Paolo Golinelli, il progetto che è il suo fiore all’ occhiello?
Un progetto al quale tengo molto è ‘sweetcoffee’ ( foto 5) anche perché mi ha dato modo di vincere, ormai un po’ di anni fa il Compasso d’Oro progetto giovane. Si tratta di un cucchiaino da caffè pensato per essere realizzato con una pallina di zucchero ed il manico in biscotto al latte. Scompare dopo l’uso e risolve il problema del cucchiaino metallico da lavare ad ogni utilizzo. Non è però diventato un prodotto.

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