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Milano fine Novecento : il nuovo libro di Alberto Saibene

di Noemi Stucchi

C’è la Storia del Novecento e quella delle grandi città come Milano.
Poi ci sono le storie fatte di incontri, persone, luoghi e posti magici.

Milano fine Novecento, il nuovo libro di Alberto Saibene edito da Edizioni Casagrande, ha un lungo sottotitolo: “Storie, luoghi e personaggi di una città che non c’è più”.

Alberto Saibene
Milano fine Novecento
Storie, luoghi e personaggi di una città che non c’è più
Edizioni Casagrande
Fotografie di Carla Cerati
€ 22.00

Tante storie al plurale, tanti volti; Alberto Saibene ritrae una città come Milano guardando i dettagli che danno senso al passaggio di un’epoca.
Un’ autobiografia culturale, dedicata ad amici e fratelli, che racchiude il Vivere la cultura a Milano attraverso le cose che si fanno.

Alberto Saibene guarda al passato con entusiasmo e con quello sguardo affezionato di chi ha vissuto ciò che racconta: portavoce di una generazione, il motto è “Metti dentro te stesso”.
Rappresentante di un’educazione progressista in una Milano in fermento com’era in quegli anni, la definizione arriva con grande ironia: “Eravamo una combriccola di futuri snob… una Milano Radical chic.”
Mettere in fila, analizzare: com’è cambiata la borghesia Milanese da una generazione all’altra.

Presentato in un luogo caro all’autore come Galleria Milano, tra i volti presenti si trova gente amica. In conversazione con Alessandro Beretta, l’autore ricorda che i luoghi sono “il tessuto collettivo di quella Milano lì”, posti dove semplicemente ci si trovava, aggiungendo: “A quell’epoca non c’era nemmeno il bisogno di telefonarsi”.

Un libro per ricordare, nel vero senso etimologico del termine: andare indietro e richiamare con il cuore.

Perchè in fondo, come dice l’autore con ottimismo, “Bisogna raccontare delle storie per dire che certe cose sono state fatte, e che possono quindi essere rifatte”.
Milano fine Novecento non vuole essere un rimpianto del mondo passato ma un piccolo scrigno di memorie da passare alle generazioni future.

Teatro Durini
Living Theatre, Antigone
Julian Beck insieme ai principali attori della compagnia
1967
Fotografia di Carla Cerati
© Courtesy Elena Ceratti

Ecco l’incipit: una mattina in pieno lockdown in cui tutto è chiuso ma rimangono ancora aperte le Chiese, Alberto decide di incamminarsi per San Marco.

Questo è l’espediente di un viaggio narrativo che ha un inizio e una fine. Dalla Chiesa di San Marco si arriva al funerale di Umberto Eco, una data simbolica, conclusione di un’epoca. Un congedo da una lunga passeggiata che diventa il saluto del Novecento, ormai lasciato alle spalle.

Un libro che viene fuori rivedendo tutte le cose  e che diventa una raccolta dei pezzi pubblicati negli anni su Doppiozero. A corredo dei materiali rivisitati e rimaneggiati, le fotografie di Carla Cerati.

Nella successione di eventi e personaggi, due sono i termini temporali. Dopo la Guerra, dal primo momento di gioia della città con Paolo Grassi e Giorgio Strehler, la Marsigliese e i balli in Piazza, fino a Ermanno Olmi e gli anni Ottanta che segnano un punto di passaggio, preludio alla società dei consumi e l’inizio del respiro di un’aria internazionale.

Alberto Saibene descrive una grande contaminazione di personaggi secondo una metodologia che potrebbe essere racchiusa con il termine di “Pedagogia dell’anticonformismo”. Dalle riviste come “Linus” e “Il Giornalone” di Giovanni Gandini, alle storie dello “stile di una città” con Piero Fornasetti, Giancarlo Illiprandi, Delio Tessa, fino ai ritratti di “altri irregolari” come Giovanni Pirelli, Franco Crepax, Umberto Eco e tanti altri.

Umberto Eco all’inaugurazione della libreria Marco
1971
Fotografia di Carla Cerati
© Courtesy Elena Ceratti

Un capitolo è dedicato alla Rinascente, la “scatola magica” come laboratorio artistico di educazione al “consumismo consapevole”.

Per gli appassionati del Cinema come noi, il capitolo “Milano nello specchio del cinema” ci parla dell’immagine della città attraverso la pellicola, di una Milano a cavallo tra modernità e luoghi identitari con le sue due Cattedrali religiose e laiche (il Duomo e La Stazione Centrale).
Tra i tanti film citati, come non ricordare alcuni tra i grandi del Cinema che si ritrovano in queste pagine: Rossellini, De Sica, Eduardo De Filippo, Dino Risi, Lattuada, Antonioni, Monicelli e tanti altri.

Dal Cinema all’umorismo milanese, secco e tagliente, di una “Milano del lavoro” fatta degli eroi del lunedì mattina. Un’autoironia difesa a spada tratta dai cabaret, spesso cantati, e dai suoi personaggi come Walter Chiari, Marcello Marchesi, Tino Scotti, Enzo Jannacci, Cocchi e Renato

Se potessimo racchiudere tutto il libro in un bigino, Alberto Saibene si definirebbe così:

Mi piace andare in giro a piedi, mi piace prendere il tram, mi piace ascoltare la gente.
Mi piacciono i dettagli (anche i pettegolezzi, ma qui non ci sono)

Alberto Saibene (1965), saggista e storico della cultura, lavora tra editoria, cinema e organizzazione culturale. È autore di LItalia di Adriano Olivetti (Edizioni di Comunità, 2017) e Il paese più bello del mondoIl FAI e la sfida per unItalia migliore (UTET, 2019). È regista del film La ragazza Carla (2015), tratto dall’omonimo poema di Elio Pagliarani, e ha scritto, insieme a Egidia Bruno, il monologo teatrale Rosella (2021). Per Casagrande ha curato Che razza di ebreo sono io di Bruno Segre (2016).

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