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Mondocane

23 Settembre 2021
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di Davide Foti

Nell’ultimo periodo la città di Taranto è stata resa set cinematografico per due film: oltre a Semina il vento, anche Mondocane è ambientata nei pressi della più grande e purtroppo famosa acciaieria.
In un futuro non troppo lontano, la città è stata esclusa dal resto del paese ed evacuata per i danni provocati dall’azienda siderurgica. Delle gang di malviventi e criminali lottano per avere il controllo del territorio recintato, tra cui l’esercito di ragazzini Formiche capeggiato da Testacalda. Dall’esterno invece la polizia cerca di tenere quanto più in ordine, ma nonostante ciò due adolescenti, Pietro e Christian, riescono ad entrare in contatto con il gruppo delle Formiche e Testacalda dovrà sceglierne uno dei due.

Anche per questo film vi è una prima esperienza: affidato alle mani di Matteo Rovere, dopo il successo de Il primo re, il regista e autore del soggetto Alessandro Celli, dopo la TV e cortometraggi, arriva al suo primo lungometraggio nel quale porta allo schermo un misto tra cyberpunk e post apocalittico.

L’idea produttiva è semplice quanto astuta. Portare nel nostro paese un progetto generale che domina l’immaginario globale e adattarlo al nostro territorio, com’è stato per esempio ne La terra dei figli o Il primo re.
Quello di Mondocane è un universo estremamente pessimista e rassegnato, come il genere richiede. Un’ambientazione che incuriosisce, dove vengono raccontati molti altri luoghi ma l’immagine è bloccata a Taranto tra il vecchio e il nuovo, tra luoghi senza legge con tribù e guerrieri, e l’altra parte della città quasi distopica nel voler ricreare un’immagine di normalità. Una visione post apocalittica proietta una visione preoccupante del presente, e in questo Mondocane ci riesce alla grande, puntando sulla storia difficile della città segnata dall’industria.

Il progetto è molto ambizioso ma fotografia e regia tengono bene il passo regalando anche un bel finale intenso, nonostante una sceneggiatura basica, un po’ scarna, e una recitazione altalenante. Borghi, come ormai tutti conoscono, è perfetto e a suo agio nel ruolo del cattivo, insieme a Barbara Ronchi che dal lato opposto della legge. Ma sono i giovani Dennis Protopapa e Giuliano Soprano a prendere la parte migliore, insieme a Ludovica Nasti (famosa per L’amica geniale).

L’opera prima di Alessandro Celli è una bella scommessa, spinge ad investire nei film di genere e a farlo senza paura, mettendolo in pratica in un film post apocalittico.
Un film quasi spavaldo, audace, che va dritto senza paura: quasi a voler dire che il cinema deve alzare il livello della narrazione di genere.

 

Ph credits: @01 Distribution

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