di Noemi Stucchi
Il titolo del film My Octopus Teacher (cioè “il mio insegnante polpo”) viene tradotto con Il mio amico in fondo al mare per raccontare un’incredibile storia di amicizia interspecie.
Immerso nelle profondità marine della costa del Sudafrica, Craig Foster viene incuriosito da un esemplare di polpo femmina. Nel suo essere polpo, gli mostrerà cose che nessun essere umano ha mai visto. My Octopus Teacher è la storia di una fiducia reciproca coltivata giorno dopo giorno, un prendersi cura dell’altro.
Uscito su Netflix a settembre del 2020, il film è diretto da due registi come Pippa Ehrlich e James Reed che da sempre si occupano di girare documentari sul mondo animale. Con una selezione di 3000 ore di riprese, il film annovera otto nomination al Jackson Wild Media Award e il premio come miglior lungometraggio all’EarthxFilm Festival.
Più di un semplice documentario, il film mescola la bellezza delle immagini dei fondali marini dell’Oceano Atlantico con la voce calma e profonda del protagonista che narra in prima persona l’esperienza vissuta negli ultimi anni. Con il suo sguardo malinconico, lo spettatore viene trasportato in un tempo sospeso e rallentato.
Craig Foster è un regista sudafricano specializzato nella produzione di documentari sulla natura. Raccontandosi per la prima volta ci viene detto come, di punto in bianco, abbia avuto un blocco emotivo. Che sia una semplice crisi di mezza età, stanchezza o stress poco importa; lo spettatore avverte che si tratta di qualcosa di molto profondo che rischia di mettere a repentaglio le sue relazioni emotive, tanto da compromettere il rapporto con suo figlio e del suo stesso essere padre. Quello che dice, senza giri di parole, è semplicemente questo: “Lo scopo della mia vita era andato in frantumi”.
Avrebbe potuto sprofondare , ma per non essere inghiottito dall’abisso decide di nuotare per stare a galla. Lo fa, letteralmente: decide di tornare ad immergersi nelle acque gelide della costa occidentale del Sudafrica promettendo a se stesso che avrebbe nuotato nell’oceano ogni singolo giorno, senza se e senza ma. In fondo mette in pratica ciò che potrebbe essere solo una metafora: sprofondare negli abissi per riscoprire una connessione con il proprio inconscio da tempo trascurato.
La spinta di un cambio radicale arriva da un’esperienza precedente. In passato si era spinto nel deserto del Kalahari Centrale per le riprese di un documentario. Era entrato in contatto con i boscimani e con profonda ammirazione aveva osservato la loro conoscenza e il loro essere in sintonia con la natura.
Nelle scene che nel film non vedremo, per imparare come affrontare il mondo subacqueo il protagonista chiede aiuto a Pippa Ehlrich, regista di storia naturale e pluripremiata giornalista ambientale specializzata nel campo delle scienze marine.
In apnea e senza bombole di ossigeno nelle gelide acque dell’Oceano Atlantico, immaginiamo l’allenamento fisico e mentale dell’essere umano per poter essere “come un anfibio”, senza barriere tra sé e il mondo dell’acqua. Solo così, immerso nell’ecosistema marino, inizia a sentirsi parte di un tutto.
Siamo sulle coste di False Bay e quelle che vedremo sono le bellissime immagini del mondo sottomarino di alghe giganti della grande foresta di kelp.
Poi, l’incontro: sul fondale c’è un curioso animale che, spaventato dalla sua presenza, sta cercando di nascondere e proteggere il suo corpo con sassi e conchiglie. Non capisce subito che si tratta di un esemplare di polpo femmina, ma sa che c’è qualcosa da imparare da lei.
I polpi sono animali affascinanti. Si mimetizzano, cambiano colore, riescono a rigenerarsi. Il sistema nervoso irrora i tentacoli, “ragionano” e “pensano” con tutto il loro corpo. Così, proprio come i boscimani, ne segue le tracce e tutti i giorni torna da lei.
Ogni giorno si avvicina un po’ di più. Dopo un mese inizia a fidarsi e le allunga un tentacolo fino a toccare la sua mano.
In un momento di distanziamento come quello che stiamo vivendo, riusciamo a percepire la potenza di questo contatto fisico.
Tra le scene più belle che vedremo nel film ci sono i momenti di gioco; il polpo si avvinghia al petto dell’essere umano in cerca di coccole e protezione.
Da quel momento seguiamo i loro incontri per circa un anno. È l’inizio di tutto, del suo mostrarsi essere polpo agli occhi dell’essere umano. La vedremo cacciare e lottare contro le stelle marine, giocare e danzare con le sarpe, scappare dai pericolosissimi squali tigre.
Attraverso alcuni episodi, vedremo mettere in atto delle vere e proprie strategie di sopravvivenza. Si apprezza l’atteggiamento di Craig Foster che da semplice spettatore si sforza per non intervenire con gli eventi e il corso della natura, anche quando…
Senza svelare il finale, prima di mettere fine alla sua vita da polpo questo animale gli lascerà una grande lezione, un ultimo atto di amore che solo un genitore può avere per i propri cuccioli.
Craig riesce a trasmettere al figlio ciò che la sua amica gli ha mostrato: il sentimento di connessione profonda tra tutti gli esseri viventi e l’importanza di saper ascoltare ciò che ogni forma di vita ha da insegnare.
My Octupus Teacher è la storia di un’amicizia che salva. È il racconto di un mondo che Craig Foster ha sempre osservato ma che ora, forse per la prima volta, vede davvero.