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NON SOLO CANZONETTE – EPISODIO 4

15 Settembre 2016
1.197 Views
di Danilo Longano

Il mare chiama.

Il mare chiama.

Il mare chiama.

Il mare.

Chiama.

Il mare chiama la sera, lo puoi sentire anche da qui. Centinaia di chilometri e sentirne ancora il suono, la voce. Sono io il mare, sei tu. Si uniscono negli abissi i pensieri curiosi di generazioni insoddisfatte. Riuscissero mai a giungere a riva. Respira il mare. Respiri. Respiro. Si stendono galassie dentro il mare. Anni luce. Secoli lunghi come secondi.

 

Apro gli occhi.

Torbidamente riprendo controllo dei sensi, ancora sprofondati nel piccolo volo pindarico in cui la mente li ha condotti ascoltando. Sì, sono questo genere di cose che mi vengono in mente ascoltando. Ascoltando la voce di Lisa Hanningan. Cantautrice Irlandese senza età, fragile e piccola di fattezze, ma potente e immensa nell’immaginifico letterario e auditivo.

Terzo disco dell’artista, esordiente come co-autrice e cantante part-time della band di Damien Rice. Approda alla musica subito dopo il liceo dopo aver conosciuto il cantante conterraneo. Si separano dopo numerosi tour e successi. La carriera solista non è difficile.

Lontano dai riflettori si ha tempo di essere se stessi, o provare a diventarlo.

Il disco, The Swim, è composto da 11 brani arrangiati con la produzione di Aaron Dessner, cantautore, polistrumentista e produttore, membro della band The National.

Assente da qualche anno dalle scene, Lisa passa tre anni scrivendo il disco e collaborando con il suo produttore a distanza. L’approccio è minimalista, sintetico. Grande spazio alle secche atmosfere sonore create da Dessner, a cluster vocali di sapore antico che si intrecciano con una giusta dose di elettronica modernità.

Conoscevo Lisa dai tempi di Damien Rice, l’ho apprezzata molto anche da solista. Questo disco però mi comunica qualcosa di diverso. C’è velluto sulla voce, che si fa talvolta roca. Sempre capace, tuttavia, di regalare gite verso alte estensioni sfruttando tutta la sua unica delicatezza.

Il disco apre elegantemente sul folk, passando per trame jazz, contemporanea, elettronica. Le sfumature ci sono tutte e ben delineate, ma senza coprirsi l’una all’altra. Il bilanciamento sonoro rende davvero giustizia alle canzoni. Suoni mai invadenti, puliti. Atmosfere larghe, strumenti a corda “appuntiti” e in faccia. Percussioni lontane, che fanno da eco ritmato alle dolci melodie di Lisa. Qualcuno potrebbe scambiare per mediocrità scelte del genere. Quasi piattezza.

Ho la fortuna di conoscere abbastanza bene l’inglese, fatto che mi ha permesso di godere della scelta delle parole nei testi.  E’ bellissima la citazione poetica di Seamus Heaney, che diventa melodia e muro sonoro con la voce di Lisa. Melodia davvero poco scontata.

I testi non sono di facile comprensione, il linguaggio è alto e la provenienza irlandese non aiuta. E’ necessario avere i testi davanti. Mi rendo conto che è quasi come studiare poesia. Mi tocca, davvero. Buon uso delle ripetizioni, concetti fulminei, liberi all’interpretazioni, ma concisi e fatali.

La luna, la sabbia, gli scogli. La notte buia. Le luci della città.Gli odori. La stanchezza, di non so quante sofferenze che il mondo si porta addosso. La voce del mare che chiama.
Questi sono i sapori del disco di Lisa Hannigan.

La tracklist

1.    “Fall”
2.    “Prayer for the Dying”
3.    “Snow”
4.    “Lo”
5.    “Undertow”
6.    “Ora”
7.    “We the Drowned
8.    “Anahorish”
9.    “Tender”
10. “Funeral Suit”
11. “Barton”

I singoli “Prayer for the Dying” e “Ora”, hanno anticipato il disco. Mi piace l’idea di esordire con due ballad. Due brani importanti, mica facili da digerire. Quasi una dichiarazione di disinteresse nei confronti dell’etica commerciale, che prevede tutta una serie di castranti regole per la scelta dei singoli.

C’è spazio per l’elettronica in “Undertow” e “Barton”, che va a miscelarsi alle atmosfere nordiche e gitane degli altri brani. Ma il collante non manca, gli arrangiamenti sono sempre bilanciati e il disco evolve bene anche a livello sonoro.

 

Lasciatevi catturare dal suono del mare, lasciate che vi spogli, che vi riempia e che invada le vostre menti. Le parole e i pensieri sgorgheranno da sole.

Scrivetemi e alimentate la mia sete di musica.

 

Danilo

 

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