di Danilo Longano
E poi,
se il tempo fosse una canzone
potremmo godere gli spazi tra le note
vivere ogni secondo senza voce
ogni micrometrica pausa potrebbe diventare un silenzio siderale.
Potremmo fare del presente noi stessi, mescolando ogni singolo strumento vitale.
Senza funzioni precise, ma precisamente li dove dovremmo essere.
Insieme
Brunori Sas, A casa tutto bene. 20 gennaio 2017.
Un disco che ti fa dimenticare, dei suoni, del mix, dei tecnicismi. Che ti fa venire voglia di uscire, di cantare e urlare a squarciagola. Ti viene la voglia di prendere la penna e scrivere, di fare l’amore, di mandare tutto all’aria e poi ricominciare. Non credo esistano regole che servono a costruire una bella canzone. La si scrive e basta. E le belle canzoni non invecchiano mai, e non sanno mai di vecchio. Il patrimonio cantautorale italiano è qualcosa da vivere al presente, non è mica un atto di conservazione storica. Non possiamo vivere al passato, o forzare il presente sperando diventi immediatamente futuro.
Quello che possiamo fare è lasciarci andare, le canzoni trovano sempre la loro strada, attraverso chi davvero le sente e le vive con semplicità.
Dario Brunori (classe 1977), in arte Brunori Sas, ha sempre giocato sul filo dell’ironia, scrivendo filastrocche in grado di sorprenderci, strapparci un sorriso e ritornare bambini.
Dai primi due dischi di Brunori, ho imparato che tutti hanno bisogno di leggerezza, di ricordare, di sentirsi raccontare la vita di qualcun altro e immaginare la nostra. Anche chi quelle cose non le ha vissute. Incredibilmente, Brunori Sas ha funzionato molto di più nell’ambiente del così detto Indie,
ma io non sono per le definizioni e le classificazioni. Sappiamo tutti che le canzoni hanno vita propria e se ne fregano di chi le giudica e cerca di classificarle.
Brunori è un cantautore che sta facendo un percorso, è la sua penna ad affinarsi, ad abbattere i muri della sua coscienza e liberare quello che davvero ha dentro.
I sue ultimi due dischi pur essendo in linea con la sua produzione leggera e scanzonata, raccontano della vita, di storie in prima persona intrecciate ad armonie e melodie che arrivano profonde.
A casa tutto bene, il suo ultimo lavoro, è composto da 12 tracce da viaggio.
Brunori stesso dice che è un disco contro la paura.
Non so cosa esattamente egli abbia in mente, ma so che quando lo ascolto, percepisco la paura di diventare o essere già diventato quello che temo di più. Un’antitesi quasi pirandelliana.
Siamo noi stessi in fin dei conti i nostri nemici.
Brunori raccoglie in dodici canzoni una visione del mondo contemporaneo italiano, costruito sui luoghi comuni, dove pare che nessuno abbia più i mezzi per discernere il vero dal falso, il bene assoluto dal male.
E’ un disco che si apre alla Verità, primo singolo. Trascinante arrangiamento, testo asciutto, ritornello graffiante, davvero vorrei urlarlo anche io. Segue una presenza incombente col secondo brano, quell’uomo nero che temiamo, ma che sappiamo esistere dentro di noi. Un inizio davvero forte.
Ma piano piano il disco trova la sua leggerezza, racconta di storie, d’amore, di persone che non ci sono, di vegani e insaccati, immigrazione e paura di essere.
Si passa da Lamezia a Milano, i lupi della Sila si stagliano tra le guglie del Duomo. Ma come sempre, è solo un disco. Sono solo piccole storie e tali rimangono. Forse è solo un sogno.
Lasciamo le canzoni indisturbate e godiamole per quello che sono. Non per forza devono farci ragionare. Ma ascoltatele, tornate ad emozionarvi, ad immedesimarvici.
Esorcizzate la paura di essere figli di questo presente.
Il disco è stato registrato in una masseria isolata della profonda Calabria. Registrato con semplicità e naturalezza con la solida e storica band di Brunori e l’ultimo nuovo innesto, il produttore, fonico e sound designer Taketo Gohara. Davvero piacevole la produzione, fatta pochi strumenti, voci profonde, a fuoco ed espressive, suoni naturali ma moderni.
La semplicità degli arrangiamenti e delle sonorità, aiutano a cogliere le sfumature letterarie e compositive dei brani. Mentre leggo scorro l’impressionante lista di lavori svolti da Taketo Gohara nel tempo (p.s. giapponese nato e cresciuto a Milano), e vedo una lista fatta di tanti dischi che ho adorato. C’è una connessione per tutte le cose.
Lascio a voi il tempo di ascoltare il disco. Metteteci un po’ di cuore, lasciatevi andare.
Le canzoni sono fatte per essere ascoltate. Sta a voi poi decidere se farle entrare.