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PAAR Architects Archives: Consulenze nel mondo dell’architettura

13 Febbraio 2017
2.996 Views
di Miki Solbiati e la redazione

PAAR è un’agenzia di consulenza creata per assistere i committenti nella scelta degli architetti e degli ingegneri per i loro progetti edilizi. In un contesto di affollamento professionale e di ricorso frequente al passaparola in mancanza di metodi di valutazione adeguati, PAAR offre servizi specializzati per la scelta di professionisti in base alle esigenze di qualunque committente, individuando accuratamente le figure più adatte per seguire ogni fase del progetto e della costruzione così da soddisfare a pieno le esigenze dei clienti. L’agenzia opera come consulente indipendente, aiutando a creare il team di lavoro ottimale a copertura di tutti i campi della produzione architettonica, premurandosi di portare avanti una continua e approfondita ricerca sulle carriere di architetti, ingegneri e altri professionisti del settore, al fine di garantire le migliori prestazioni possibili.

TEAM
CLAUDIA MAROLLA, Co-fondatrice e partner, è stata project manager presso la Divisione Architettura della SADI di Vicenza, direttore tecnico di Coiver Sign&Color a Milano, project manager di CNS Facade Systems per il progetto Porta Nuova a Milano.
NICOLA PACINI, Co-fondatore e partner, è stato architetto del Renzo Piano Building Workshop di Parigi, consulente senior di Foster+Partners per il progetto Santa Giulia a Milano, construction manager con General Planning per il progetto Porta Nuova a Milano.
CARLO CHAMBRY, adviser
FRANCESCO DE AGOSTINI, adviser
MAURITS VAN DER STAAY, corrispondente
Nicola Pacini

Nicola Pacini

Claudia Marolla

Claudia Marolla

Intervista a NICOLA PACINI

I tuoi studi?

Ho studiato alla Facoltà di Architettura di Firenze e all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Sei di Firenze. Cosa rimane di questa favolosa città artistica in PAAR Architects Archives?

E’ difficile rispondere a questa domanda. Direi poco dal punto di vista pratico, anche perché la mia vita professionale è legata ad altre città, principalmente Milano e Parigi. Certo, a Firenze sono nato e cresciuto e questo lascia comunque un’impronta fortissima.

Parlaci di questa tua attività molto interessante, in che cosa consiste la start up PAAR?

PAAR è nata nel 2015 da un’idea coltivata a lungo. È composta da cinque persone: due partner, Claudia Marolla e io, dedicati a tempo pieno e in modo esclusivo a questa attività; due adviser, Carlo Chambry e Francesco De Agostini, con un ruolo di consiglieri strategici; un corrispondente dalla Francia, Maurits Van Der Staay, mio ex collega del Renzo Piano Building Workshop di Parigi. Tutto è partito da un principio molto semplice, da una convinzione sviluppata in lunghi anni di attività sul campo. La produzione di un’opera di architettura richiede anzitutto una grande attenzione nella composizione della squadra di lavoro secondo i diversi ruoli, dai progettisti al construction manager. Qualunque committente deve per prima cosa scegliere a chi dare gli incarichi. Quando si tratta di un piccolo progetto è un passaggio relativamente semplice, nei grandi interventi i ruoli si moltiplicano e il processo può essere estremamente complicato. In ogni caso il problema si pone, a un certo punto bisogna fare delle scelte. Il committente non è necessariamente attrezzato per affrontarle, talvolta per mancanza di competenza specifica, altre volte semplicemente perché non ha, e non può avere, una conoscenza diretta e capillare del panorama professionale. La nostra idea è stata quella di creare un’agenzia di consulenza capace di rendere più efficaci queste scelte. Quello che offriamo è un supporto in tutte le fasi di acquisizione dei servizi professionali, dalla ricerca alla prequalifica, dalla selezione all’affidamento degli incarichi; detto in altro modo, è il lavoro che nel cinema viene svolto dal casting director, la figura che all’interno della produzione di un film affianca il regista per l’assegnazione dei ruoli ai diversi interpreti. La nostra attività è radicata a Milano ma guarda per sua natura verso orizzonti più larghi, a partire da Parigi che fin dai primi passi abbiamo incluso nel nostro territorio di ricerca.

Vi rivolgete essenzialmente ai privati o anche al mondo industriale?

Lavoriamo esclusivamente con il mondo privato, inteso come non-pubblico. E’ una scelta che abbiamo fatto all’inizio, anche in considerazione delle inevitabili complicazioni che, specialmente in Italia, accompagnano l’assegnazione di incarichi nel campo pubblico. Teoricamente ci rivolgiamo a tutte le tipologie di clienti, dalla singola famiglia che deve costruirsi una casa alla società d’investimento che deve realizzare una grande opera. Nella pratica, finora nessun committente individuale ci ha dato incarico per un progetto domestico, i nostri clienti sono normalmente società ed enti privati.

Come strutturate la vostra comunicazione?

Anche in questo caso abbiamo fatto una scelta a monte, quella di adottare forme di comunicazione estremamente sobrie, evitando qualunque protagonismo o personalizzazione. Il nostro sito internet, la nostra pagina Facebook, il nostro profilo Instagram sono essenziali. Non sottovalutiamo affatto la potenza dei social network, ma crediamo che la moltiplicazione geometrica delle informazioni disponibili sul web abbia generato una certa confusione, soprattutto nel mondo dell’architettura, e preferiamo non contribuire alla sua amplificazione. Oltretutto proponiamo metodi di ricerca approfonditi che passano attraverso il contatto diretto con i professionisti, sarebbe paradossale dare troppa importanza alla nostra autopromozione in rete. In generale, anche se ci muoviamo in completa trasparenza, il nostro lavoro è nel backstage, non sulla ribalta. Se il nostro ruolo è quello di aiutare a scegliere i protagonisti, non possiamo esserlo a nostra volta. In effetti l’unico modo che abbiamo di promuovere la nostra attività è lavorare – e lavorare bene. Per tutti questi motivi, e forse anche per temperamento, coltiviamo con convinzione un certo understatement.

Si è appena concluso un anno, parlaci dei tuoi principali lavori con PAAR.

Alcuni esempi significativi, escludendo naturalmente quegli incarichi coperti da riservatezza per esplicita richiesta del cliente. Abbiamo fornito supporto a COIMA nella prequalifica del progettista esecutivo e del consulente facciate per la nuova torre di via Melchiorre Gioia a Milano, sul sito dell’ex-sede INPS. Abbiamo lavorato con BASE, che ha aperto l‘anno scorso negli spazi dell’Ansaldo di via Tortona, per la composizione della squadra che sta progettando la seconda fase dell’intervento, al secondo e al terzo piano del grande edificio. Abbiamo aiutato l’American School of Milan ad affidare un incarico di project management per l’ampliamento della scuola di Opera. Stiamo infine seguendo il progetto di Mare Culturale Urbano, un nuovo centro di produzione teatrale (e non solo) che sorgerà in via Novara, sempre a Milano. Se devo fare un bilancio, sono incarichi che hanno in comune due aspetti: il fatto di essere concentrati in area milanese, appunto, e la natura “integrativa” del nostro intervento, in un contesto in cui l’architetto progettista principale era già designato (rispettivamente, Cesar Pelli, Onsitestudio, BUNCH e Carlo Gandolfi). Due limiti, quello geografico e quello dei ruoli, che prevediamo di superare in tempi strettissimi.

Gli archivi di PAAR sono custoditi in sottili scatole bianche

Gli archivi di PAAR sono custoditi in sottili scatole bianche

A quali rischi può andare incontro un committente, diciamo privato, per un’ opera di un architetto? In che cosa il privato è tutelato da voi come start up? E un ente di grandi dimensioni?

Da sempre quello dell’architetto è un ruolo di coordinamento ma negli ultimi anni i processi che governano il progetto e la costruzione sono diventati molto più complicati. Ormai qualunque realizzazione architettonica, perfino la più semplice, vede partecipare un numero importante di figure professionali diverse. Neanche lo studio di architettura migliore del mondo, se non è affiancato da un gruppo ben amalgamato, può fare un buon lavoro. Il primo rischio è quello di sottovalutare l’importanza di riuscire a costruire dall’inizio una squadra di lavoro solida e coerente. Il secondo rischio è confondere la notorietà e la dimensione di uno studio con l’effettiva capacità di svolgere al meglio un incarico. In altre parole, il “migliore al mondo” non è sempre il più adatto per quello specifico lavoro. Un committente è per definizione una controparte, difficilmente può conoscere in modo approfondito le competenze, le fondate ambizioni e i limiti dei professionisti che intende incaricare. Il rischio principale, in ultima analisi, è scoprire a metà del percorso di aver scelto la squadra sbagliata. PAAR lavora per neutralizzare questo pericolo, senza evidentemente sostituirsi al cliente ma, al contrario, aiutandolo a prendere decisioni consapevoli e motivate, in modo da creare le basi per un fecondo rapporto tra committenza e progettisti. Questo principio vale per qualunque scala d’intervento, per qualunque tipologia d’interlocutore.

Nel tempo libero sei appassionato di fotografie di architettura? Sei tu il fotografo del vostro profilo Instagram?

Non sono particolarmente appassionato di fotografia, per me è solo uno strumento di lavoro. Le foto pubblicate su Instagram sono principalmente di Claudia, solo in piccola parte mie. Normalmente queste immagini sono legate alla nostra curiosità o alla nostra attività di ricerca, quasi mai agli incarichi in corso, anche perché il nostro lavoro si svolge normalmente a monte del progetto, quando ancora non c’è niente da fotografare.

Si parla molto di Shanghai, molti eventi si svolgono li, è la Cina il futuro? O è ancora con i suoi ritmi, New York? Oltre alla Francia, l’estero come PAAR è un vostro obbiettivo di lavoro?

Sicuramente sì, d’altra parte l’architettura ha sempre una vocazione internazionale, anche se per definizione ancorata geograficamente e culturalmente a un luogo fisico. Oltretutto all’interno dell’Unione europea la circolazione dei professionisti è ormai libera dai vincoli del passato. Le distanze ravvicinate, la facilità di comunicazione e l’affermazione definitiva dell’inglese come lingua comune di lavoro incoraggiano lo scambio. In questo senso il nostro orizzonte è l’Europa. Non conosco direttamente la Cina e non sono mai stato a Shanghai. Conosco abbastanza bene New York e mi è sempre sembrata una città indomabile. Certo, parlando del nostro settore, negli ultimi anni lo sviluppo urbano dei grandi centri cinesi è stato impressionante, un enorme numero di edifici è stato costruito, ma questo non è automaticamente sinonimo di qualità dell’architettura e della vita delle città.

Come viene ripartito da PAAR il discorso dei costi per un privato o un ente?

I costi della consulenza sono pagati dal committente, che è il nostro unico cliente. Non accettiamo compensi o commissioni dai professionisti incaricati, sotto nessuna forma e in nessuna occasione: il nostro compito non è promuovere o vendere il loro lavoro ma semplicemente conoscerlo per consigliare al meglio chi affida gli incarichi. I nostri compensi sono calcolati in base alla durata dell’impegno che ci viene richiesto e al grado di complessità dell’incarico, che è spesso indipendente dalla dimensione del progetto. In una fase iniziale di sperimentazione prendevamo come riferimento il costo delle opere o il valore degli incarichi professionali da assegnare. Abbiamo rapidamente capito che questo non funzionava e che poteva generare equivoci sul nostro ruolo, come se PAAR avesse la funzione del mediatore. Comunque, alla scala dell’investimento necessario per realizzare un’opera di architettura, direi che i nostri costi sono proprio bassi…

PAAR è all’ultimo piano di questo edificio in viale Montello a Milano

PAAR è all’ultimo piano di questo edificio in viale Montello a Milano

 

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