di Erika Lacava
Accompagnati dal curatore Antonio D’Amico, visitiamo la personale “Ossimori” di Thomas Scalco, vincitore del Premio Arteam Cup 2015 per la categoria Under 30, attualmente in corso presso la Banca Sistema di Milano.
A seguire, una breve intervista a Thomas Scalco.

Monochrono 70×70 tecnica mista su tela 2015
Prima mostra personale di Thomas Scalco, “Ossimori” è composta da circa 70 opere tra tele, tavole e carte di piccole e grandi dimensioni, che ripercorrono il cammino dell’artista dal 2013 ad oggi. Tre anni in cui il giovane artista di Vicenza, classe 1987, è cresciuto molto, passando attraverso un progetto con Remo Salvadori e Alberto Zanchetta nel 2013, le selezioni del Premio Lissone nel 2014, (in cui arriva finalista), del Premio O.R.A. nel 2015 (con segnalazione della Giuria), una residenza d’arte a Bienno (BS) per le Officine Green fino a giungere al Premio Arteam Cup 2015, organizzato da Espoarte, in cui risulta vincitore per la categoria Under 30 con in premio l’esposizione personale alla Banca Sistema di Milano.
Il titolo della mostra, “Ossimori”, parla essenzialmente di un contrasto: sfondi densi, materici, a fronte delle presenze cristalline dei solidi geometrici. La forma perfetta, Parmenidea, dell’essere, in contrapposizione all’informe materia da cui sorge. Da questa massa imperfetta, dalla grevità corposa della materia grezza, Scalco fa emergere la limpidezza del pensiero, la perfezione dell’intelletto astratto, nitido, trasparente, come, a partire da un caos primigenio, si genera un universo, parola con la quale, etimologicamente, si intende un tutto orientato in un determinato verso, una direzione, un significato preciso. Il bianco dei solidi contro il nero spesso dello sfondo. La ragione lucente che emerge dalla massa di buio.
Questo contrasto tra luce e buio si rispecchia nella tecnica: lo strato profondo delle tele è una materia scura lavorata intensamente con olio o acrilici, messa e tolta a pennello, in alcuni casi graffiata. Una volta asciugata, posata, riposata, la materia può lasciare spazio alla ragione. La sostanza grezza viene così trasformata, delimitata e contenuta dall’applicazione di una maschera, che permette di creare forme geometricamente definite costruite su trasparenze progressive. Si riesce così a coprire, più o meno parzialmente, la base, dando origine alla suggestione delle velature. Mentre lo sfondo cola, si fa denso, fitto, invalicabile, le geometrie schiariscono dal basso verso l’alto per giustapposizione di colore, fino alla totale definizione del bianco.

Monochrono 50 x 50 tecnica mista su tela 2016
Nell’opera vincitrice del concorso, un 70 x 70 cm della serie “Monochrono”, la forma ha un andamento quasi a spirale, lanciata e liberata in una figura non chiusa ma, come in tutti i solidi di Scalco, lasciata aperta per una possibile via d’uscita. Le parti da cui è composto il tratto sono aggiunte a piccoli tasselli in un processo di progressiva formazione, piccoli frammenti geometrici che danno alla forma l’aspetto di un insetto, nella sua accezione di “insectum”, essere frammentato, costituito da pezzi singoli sezionabili e aggiunti per successione. Il frammento bianco è posto come parte finale, come testa, come centro, a definire meglio il sé, la totale presenza costituitasi e resasi visibile, finalmente svelata, a partire dal nero di fondo. Le forme sono come gusci di conchiglie che, come una specie di corazza che custodisce il vero, sono posti a proteggere la parte interna più intima, delicata, che va nascosta e salvaguardata.
- Coaugulazione,130×170 cm,acrilico su tela,2013
- Stele,42,5×59 cm, acrilico su tela,2013
- Apparizioni, 18×24 cm,acrilico su tavola,2014
- Apparizioni, 18×24 cm, acrilico su tavola,2014
Apparizioni, 40 x 40, acrilico su tavola, 2016Nelle opere del 2013 e 2014 troviamo gli stessi temi, in nuce, delle opere successive, più mature. Architettura aperte, solidi dalle facce mancanti, abbandonati e dimenticati in orizzonti deserti e metafisici. I paesaggi sono chiaramente definiti, con orizzonti e cieli limpidamente stagliati, in cui si possono intravedere montagne, ghiacciai, vortici d’acqua. Negli anni, nelle lavorazioni, i cieli progressivamente scompaiono e la tavolozza va drammaticamente scurendosi. Fanno eccezione dei lavori su tavola del 2016, le piccole “Apparizioni” 40 x 40 cm in cui si possono ritrovare i paesaggi del 2014.

Apparizioni 40 x 40, acrilico su tavola, 2016
I colori, da ruggine, rosso, petrolio (colori tendenti allo scuro ma che conservano ancora una traccia di chiarore) si fanno lavici, sporchi di fuliggine, e creano, colando, cascate nere, grotte attraverso cui filtra la luce, precipizi. L’orizzonte si perde. In questi spazi abissali abitano creature unicellulari, come piccoli nuclei e principi di vita in un brodo primordiale, un terreno che è antidiluviano, o postatomico, disabitato dalla specie umana, qui, essere totalmente assente e alieno.

Il giardino di Pavel 100×100 cm,olio su tela, 2015
Ci sono opere in cui Thomas Scalco, con un’eco dei testi del filosofo russo Pavel Florenskij, sembra volerci indicare la strada. Attraversa le sue stesse tele alla ricerca di un significato, andando a creare per noi dei sentieri, percorsi magici e significanti, strade tracciate e predefinite nel bosco. Ci conduce, attraverso tasselli disposti in linea retta, in paesaggi scuri e spettrali, che accennano appena la presenza di tracce riconoscibili. Foreste fitte e oscure, fatte di gocce di colore diluito e colato che crea alberi tetri, vegetazioni basse.
- Genesi, 110×110 cm, olio su tela, 2015
- Senza titolo,100×100,olio su tela,2014
Anche la scala argentata, a campiture trasparenti, velate, ci guida come un sentiero: un ponte dalle assi sconnesse che porta verso il nulla, dalla stabilità poco affidabile. Fili di altalene sospese in un buco nero verso l’aldilà. Ma per quanto oscuri possano essere i paesaggi, per quanto le chiazze di colore possano sembrare ostili, imperscrutabili, si riesce sempre a intravedere un suolo, un cielo, un orizzonte. Il cielo è oscurato, minaccioso, tenebroso, un cielo in cui la tempesta è appena esplosa o è in procinto di esplodere. Ma è un cielo in cui, in fondo, si vede la luce.
Come nel cerchio magico di questo splendido lavoro del 2014, con tasselli mancanti e cadenti, gocce colate e nere increspature, la luce è l’elemento di profondità, la terza dimensioni che ci apre, in chiave quasi mistica, un nuovo sguardo.
INTERVISTA a Thomas Scalco (02/04/2016)
La mostra in Banca Sistema segue un percorso strutturato, in cui i primi lavori esposti sono geometrie disegnate a grafite su ostie. Un lavoro modulare che usa un materiale che rimanda al sacro, campo per te molto presente. Sono questi i tuoi primi lavori, cronologicamente parlando?
I primi lavori sono del 2013, delle architettura sospese dall’atmosfera onirica, metafisica, grafite e acrilico su carta. Le ostie rispondono a un’esigenza più chiara di definizione, appartengono a una fase più matura. Riportano a un concetto che dovevo esaurire, dal punto di vista concettuale: ero sul limen, una linea di margine, un confine tra il riconoscibile e l’astratto.
Il numero dei lati delle figure geometriche corrisponde a una mistica dei numeri, a una cabala?
Non c’è una mistica ma un discorso ritmico, che serve per dare dinamicità all’immagine. Nelle ostie si crea una discorso di forme che si complicano e vanno dal triangolo, al quadrato, al pentagono. Ci sono varie chiavi di lettura: l’opera intera è vista come un uno nella sua unità, ma avvicinandosi ogni singolo pezzo esprime individualità, pur nel collegamento con gli altri. Il cerchio è una figura perfetta che racchiude i singoli solidi, e questi sono parte del tutto. Ecco il Divino che c’è in ognuno. La particola è un materiale simbolico, sia per la forma sia per il corpo di Cristo, qualcosa di fisico e spirituale, divino etere.
Nei tuoi lavori sono presenti dei rimandi filosofici. Quali sono le tue letture?
Le letture sono un percorso di vita: il modo in cui vedo il mondo è riportato nei miei lavori. Le letture non sono usate come citazioni aperte ma come suggestioni: “Le porte regali” di Pavel Florenskij, “Incontri con uomini straordinari” di Georges Ivanovich Gurdjieff: tutto è esperito in modo soggettivo. Florenskij mi ha influenzato molto: era un prete ortodosso nato alla fine dell’800, studioso di religione, etica, matematica. Era un intellettuale completo. È stato bandito sotto il regime sovietico; morto nei gulag, è stato riscoperto solo negli anni ‘70. Da lui prendo la concezione dell’arte delle icone, l’interpretazione dei sogni, il confine labile e continuo tra figurazione e astrazione. Mi sono avvicinato a lui anche grazie alla mia insegnante ungherese dell’Accademia. Fortuitamente, proprio durante un viaggio in Ungheria, ho iniziato a conoscere la chiesa ortodossa, i riti diversi, vissuti molto intensamente, anche a livello visivo e olfattivo, con molto incenso, in un momento quasi mistico.
Come intendi il rapporto con le icone, nel senso di Florenskij?
L’icona non è intesa esclusivamente in senso pittorico come si intendono normalmente le icone russe, ma la intendo globalmente come un simbolo, una finestra aperta su un altro mondo, che ci permette di vedere spaccati di un’altra dimensione, non rappresentazioni, ma evocazioni. L’opera permette l’analisi sul mondo, è una lente di ingrandimento per capire il mondo. Il significato non è lampante, si deve sempre seminare il dubbio, stimolare risposte.
Una volta aggiudicato il Premio, hai lavorato ad altre opere per la Banca Sistema. Come ti sei trovato a lavorare su “commissione” a partire dalla scelta di un bozzetto? Come si rapporta questo modo di lavorare con la definizione di Platone dell’artista come “essere, leggero, alato, sacro”?
Il trittico esposto nella sala centrale della Banca, una sala di rappresentanza, è stato eseguito su richiesta per le misure molto grandi. Il soggetto in sé era già in bozzetto da tempo: ho un’ampia produzione pittorica con lavori su carta. In questo lavoro c’è una ripresa del colore rispetto a prima, con un chiaroscuro più potente. Il lavoro su commissione è una sfida sia sul colore che sullo spazio, un’opportunità di crescita. Su richiesta di un’opera grande mi si sono aperte altre possibilità per l’inserimento del colore. Nella realizzazione finale c’è una ripresa del tema del bozzetto ma lascio sempre totale libertà allo stato d’animo: definisco prima la forma geometrica, ma lascio lo sfondo al caso, al caos, all’intuizione.
Alcuni titoli delle tue opere sono particolarmente filosofici o religiosi: “Il giardino di Pavel”, “Genesi”. Poi c’è “Monochrono”: qual è il significato di questo titolo?
“Monochrono” è un gioco di parole tra “Monocromo” e “Chronos”, il Tempo. In questo modo si favorisce l’incomprensione e la domanda nello spettatore. Il tempo è fondamentale perché a volte si presenta con momenti di piccola illuminazione: per esempio quando dipingo lo scorrere del tempo si ferma, si fa un’esperienza del tempo quasi metafisica, arrivando ad una forma di meditazione, per certi versi.
La mostra “Ossimori”, attualmente in corso presso Banca Sistema, corso Monforte 20, Milano, è visitabile fino al 27 Maggio, su appuntamento.
Thomas Scalco
PREMI E RICONOSCIMENTI
- Arteam Cup 2015,Officina delle Zattere, Venezia: Vincitore della categoria Under 30
- Officine Green 2015, Villa Caldogno (VI): Vincitore di una residenza per artisti a Bienno (BS)
- Premio O.R.A. 2015: Menzione della giuria dei curatori
- Premio Lissone 2014: Finalista Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB)
- Who art you?3, 2014, Spazio culturale Ex-Fornace, Milano: Finalista della sezione Pittura
- 94esima collettiva dei giovani artisti, 2010, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia: Finalista nella sezione Opere grafiche
MOSTRE COLLETTIVE
2015
- Arteam Cup 2015,Officina delle Zattere, Venezia
- Impatto 2.0,Este (PD)
- Officine Green 2015, Villa Caldogno, Vicenza
- The importance of being Hans Ruedi,Galleria Peyer, Zurigo, Svizzera
- Adriatica, Galleria Antichi forni, Macerata
2014
- Premio Lissone, Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB)
- Anticipazioni,Isola di Burano, Venezia
- L’acqua è maestra, Accademia di Belle Arti, Venezia
- Who art you?3, Spazio culturale Ex-Fornace, Milano
- Introspezioni,Spazio Progetto Giovani, Treviso
2013
- So/stare, da una conversazione di Remo Salvadori e Alberto Zanchetta, Accademia di Bele Arti di Brera, Brescia e Venice, Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB)
- Architetture per un possibile sviluppo, Tomori Pal Foiskola, Budapest, Ungheria
2012
- Contemporanee ricerche, Chiesa di Santa Maria Assunta, Vicenza
2011
- Genius Loci, Magazzino del Sale 3, Venezia
2010
- 94esima collettiva dei giovani artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia
- Premio Biennale di Pittura L. Brambati,IV edition, Ex Ospedale Soave, Codogno (LO)
- La Terra ha bisogno degli uomini, Artisti delle Accademie di Belle Arti d’Italia, Reggia di Caserta (CE)
- Nel cuore di Venezia, Ex Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, Venezia
2009
- Genius Loci, Galleria XX Settembre, Conegliano Veneto (TV)
- Acqua, Aria, Terra – Nuove figure 3, evento collaterale alla 53sima Biennale di Venezia, Accademia di Bella Arti, Venezia
- Mostra collettiva delle Accademie di Belle Arti di Macerata, Torino e Venezia. Galleria Fischer Termebe, Szeged, Ungheria