di Carlo Schiavoni
“Tosca” di Giacomo Puccini per la bacchetta del Maestro Riccardo Chailly ha inaugurato la stagione scaligera 2019-2020. Continua così l’integrale che il direttore musicale si propone di eseguire nel corso del suo mandato. Come nelle esecuzioni delle opere precedenti, e ci riferiamo a Manon Lescaut, a Butterfly e a Fanciulla del West, Chailly sceglie di eseguire la versione originale di Tosca contenente battute che in molti casi non furono eseguite neanche alla prima del 1900 al Teatro Costanzi. Esse comprendono, per dirla con le parole di Roger Parker, «cinque misure aggiuntive nel duetto Tosca-Cavaradossi del primo atto; un diverso finale del Te Deum in chiusura del primo atto; una versione più lunga della preghiera di Spoletta alla fine della tortura di Cavaradossi; …..una versione assai più lunga della scena della morte di Scarpia e delle parole finale di Tosca; una diversa chiusa dell’opera con un’intensa declamazione di Tosca e una ripresa integrale di “E lucevan le stelle”».

Un momento del Te Deum che suggella il primo atto, ambientato a Sant’Andrea della Valle. A sinistra si riconosce Luca Salsi, il barone Scarpia. (Crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia e Amisano)
Scelta encomiabile dunque quella di Riccardo Chailly che apre nuove prospettive alla comprensione dell’opera. Altrettanto convincente è la concertazione di Chailly che conduce l’orchestra ad un’ ottima prova. Francesco Meli, Mario Cavaradossi, avvince per la luminosità mediterranea del timbro; la sua partner Anna Netrebko è quella musicista ragguardevole che conosciamo alle cui doti musicali unisce un’estensione vocale che oggi non ha eguali. In scena dimostra personalità e carisma. E’ dunque una Tosca che si ricorderà a lungo. Non sfigura al confronto, la seconda Tosca, Saioa Hernàndez. Il che testimonia altresì del valore di quest’ultima. Luca Salsi si rivela uno Scarpia imponente e suadente allo stesso tempo, stante la morbidezza dell’emissione. Ottiene un meritato successo personale. Alfonso Antoniozzi, che ha legato il suo nome a innumerevoli ruoli buffi, risolve brillantemente il ruolo del Sagrestano senza mai cadere nel macchiettistico. Non ci rimane che lodare Carlo Bosi, quale Spoletta mentre Carlo Cigni ci è sembrato un Angelotti vocalmente affaticato.

Il secondo atto si svolge a Palazzo Farnese. A sinistra si riconoscono Anna Netrebko e Francesco Meli; a destra, Luca Salsi. (Crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia e Amisano)
Davide Livermore firma una regia di stampo cinematografico che sfrutta la tecnologia Scaligera: vediamo così nel primo atto, in quel di Sant’Andrea della Valle, teche calare dall’alto e prendere colore a un solo cenno del pittore Cavaradossi. Tuttavia, alla prima, la scena mobile si blocca, ritardando l’apparizione della Cappella Attavanti e costringendo il maestro Chailly a qualche decina di secondi di pausa. Nelle repliche tutto poi filerà liscio. Livermore sembra indulgere tuttavia in un eccesso di realismo chè Scarpia, nel finale secondo, si spegne tra gemiti e rantoli, di cui non sentivamo il bisogno. Le scene e i costumi sono rispettivamente dello studio Giò Forma e i costumi di Gianluca Falaschi. Dobbiamo infine i video alla società di “entertainment design”, D-Wok.
Buona stagione a tutti.

Non poteva mancare una foto del presidente Mattarella, del pubblico scaligero e del nostro cronista comodamente allocato nelle gallerie del Teatro. (Crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia e Amisano)
Tosca di Giacomo Puccini – Teatro alla Scala-dal 7 dicembre 2019 all’8 gennaio 2020; direttore: Riccardo Chailly; regia di: Davide Livermore; scene: Giò Forma; costumi: Gianluca Falaschi; luci: Antonio Castro; video: D-Wok. Personaggi e interpreti: Floria Tosca: Anna Netrebko; Mario Cavaradossi: Francesco Meli; il barone Scarpia: Luca Salsi; il sagrestano: Alfonso Antoniozzi, Cesare Angelotti: Carlo Cigni; Spoletta: Carlo Bosi; Sciarrone: Giulio Mastrototaro; Un carceriere: Ernesto Panariello; un pastore: Gianluigi Sartori.