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Tutti non ci sono: un faro puntato

25 Gennaio 2019
803 Views
di Laura Ghirlandetti

Al Teatro Franco Parenti è stato presentato “Tutti non ci sono”, uno spettacolo di Dario D’Ambrosi Fondatore & Direttore Artistico.
Il Teatro Patologico è diretto dal suo fondatore Dario D’Ambrosi, uno dei maggiori artisti d’avanguardia italiani.
Autore, regista e attore, porta avanti da oltre trent’anni la sua personale ricerca sulla follia sviluppando trasposizioni teatrali tra le più interessanti della scena italiana e internazionale.

Dal sito: “Tutti non ci sono” inizia con la proiezione di un filmato girato a New York dall’italoamericano Gerald Saldo: un breve filmato girato nella Grande Mela, mostra un paziente psichiatrico uscire da un ospedale con una gabbietta vuota in mano, e vagare senza meta per la metropoli.
L’uomo indossa un camice, un pigiama ed un paio di pantofole; ha il volto bianco e smagrito. È il 1978 e in ossequio alla legge 180 di Franco Basaglia, chiudono i manicomi. I pazienti vengono dimessi dagli ospedali psichiatrici, catapultati nella città senza alcun criterio, senza considerare che molto spesso il matto viene considerato dalla società come un qualcosa di ingombrante e scomodo, di cui nessuno si vuole assumere la responsabilità.
Nel filmato di D’Ambrosi il paziente (Dario stesso) si trova solo, nel caos cittadino, l’unico oggetto che ha con sé è una gabbia vuota. Dopo lungo peregrinare il malato arriva di fronte la porta di un teatro; si passa così dal filmato all’azione scenica. Entra in scena di spalle agli spettatori e si incammina verso la scena. L’esterno, la società, diventa il pubblico, lo spettatore costretto suo malgrado a confrontarsi con la diversità, con un uomo che si fa fatica a considerare un attore che recita. Egli è a stretto contatto con il pubblico e lo invita a fare azioni stravaganti, pronunciare parole di cui ci si vergogna. Procedendo a braccio, D’Ambrosi costringe gli spettatori ad accarezzarlo e a stringerlo, ricreando quella ritrosia che è tipica di chi si trova di fronte a un vero malato di mente. Sulla bocca dello spettatore si disegna quel lieve sorriso di imbarazzo che caratterizza l’atteggiamento che si ha per i matti. D’Ambrosi sembra allora davvero un povero malato e lo spettacolo riesce nel suo intento di dimostrare quanto sia labile il confine tra pazzia e normalità, interrogandosi sul concetto stesso di pazzia al di là dei comuni preconcetti.

La direzione artistica del Teatro Patologico è curata dal suo fondatore Dario D’Ambrosi, uno dei maggiori artisti d’avanguardia italiani. Autore, regista e attore, porta avanti da oltre trent’anni la sua personale ricerca sulla follia sviluppando trasposizioni teatrali tra le più interessanti della scena italiana e internazionale.
Gli spettacoli del Teatro Patologico indagano gli stati di malattia mentale intuendone la parte vitale, artistica e creativa con l’intento di rendere “dignità al matto”. Dario D’Ambrosi è inoltre uno tra i pochi registi italiani di teatro presenti sulla scena internazionale.

Trasferitosi giovanissimo a New York negli anni ’70 incontra Ellen Steward, fondatrice del Cafè La Mama, dove esordisce con il monologo “Tutti non ci sono”, rimasto allora in cartellone per mesi. Qui avrà occasione di incontrare i mostri sacri dell’avanguardia e artisti come Robert De Niro, Andy Wharol, Lou Reed, o Pina Baush.
“Tutti non ci sono”, “La trota”, “I giorni di Antonio”, “Il ronzio delle mosche”, “Allucinazioni da psicofarmaci”, “Cose da pazzi”, “Il principe della follia”, “Il nulla”, “Frusta-azioni”, “Un regno per il mio cavallo” (tratto dal Riccardo III di Shakespare) sono alcuni titoli degli spettacoli più significativi di Dario D’Ambrosi, rappresentati nelle maggiori città italiane, negli Stati Uniti a New York, Boston, Chicago, Cleveland, Los Angeles, Detroit e, in Europa, a Barcellona, Amsterdam, Monaco.
Come attore D’Ambrosi lavora per il cinema e la televisione. All’attivo ha interpretazioni a fianco di artisti quali Anthony Hopkins, Jessica Lange, Ben Gazzara, Sergio Castellitto, Dario Fo. Ha lavorato sotto la regia di Mel Gibson e diretto lui stesso film e cortometraggi.
Fra i numerosi riconoscimenti conferiti a Dario D’Ambrosi e al suo Teatro Patologico troviamo:
Medaglia per la Giornata della Donna
Europa alle Fonti Fiuggi – Medaglia per il Turismo e lo Spettacolo
Medaglia D’oro dal Presidente della Repubblica per le attività di Teatro-terapia svolte dal Teatro Patologico
Regione Lazio – Medaglia di riconoscimento per “Dario D’Ambrosi”
Regione Campania Teatro Lendi – Caserta
Lupa Capitolina – Comune di Roma per il premio “Best Show 2013” di Londra
Wilton’s Music Hall – “Best Show 2013” per lo spettacolo “Medea”
FANTAFESTIVAL Roma – per “Il Ronzio delle Mosche”
Autore – Regista – Autore – Riconoscimento Artistico
Biglietto D’Oro Agis – per aver fondato Teatro Patologico
Organic Price of Chicago – per lo spettacolo “La Trota”
Price of Drama The City of Los Angeles – per lo spettacolo “Nemico Mio Manicomio”
Regione Lazio – Anno dell’Ambiente

L’Associazione
L’Associazione del Teatro Patologico nasce nel 1992 diretta dal fondatore e ideatore Dario D’Ambrosi. Dallo stesso anno comincia un lavoro unico ed universale: quello di trovare un contatto tra il teatro e le gravi malattie mentali.
Dal 2009 il Teatro Patologico ha il suo teatro stabile in via Cassia 472 a Roma, dove apre la Prima Scuola Europea di Formazione Teatrale per ragazzi disabili psichici.
L’intento principale della scuola di Dario D’Ambrosi, da quasi 30 anni autorità indiscussa in materia, è quello di stimolare la libertà creativa dei ragazzi senza influenzare didatticamente la loro fantasia e la loro sensibilità, permettendo così ad ognuno di trovare il proprio spazio nel campo teatrale e nei vari ambiti di cui si compone.
Fondamentale per la perfetta riuscita del progetto è l’interazione tra docenti, allievi, assistenti sociali e operatori sociali (i quali sono coinvolti nelle attività del corso), ma soprattutto indispensabile è la partecipazione attiva dei familiari che hanno la possibilità di confrontarsi con uno staff altamente qualificato.
Lo spazio teatrale è diventato un grande laboratorio, uno stimolante luogo di incontro e scambio di iniziative, progetti, emozioni e stati d’animo, culminata nelle fantastiche serate in cui i ragazzi sono andati in scena al Teatro Quirino di Roma con spettacoli scritti dagli studenti e per i quali hanno ideato scenografie e costumi. Il Teatro Patologico ha presentato il suo lavoro in tutto il mondo: Parigi, Barcellona, Amsterdam, Praga, Madrid, Monaco, Londra, e soprattutto Stati Uniti dove D’Ambrosi ha avuto modo di far conoscere il proprio metodo di lavoro in ambiti universitari (New York University di New York, Akron University di Cleveland, Haward University di San Francisco), dove tuttora si conduce ricerca sull’attività del Teatro.
L’Associazione del Teatro Patologico collabora con riconoscere.it

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